CdS e riforma ammortizzatori

Martedì, 07 settembre 2010

Intervista a Franca Porto, segretaria generale Cisl Veneto

Novantuno: in Veneto i CdS fanno un punto in più della paura ...
I nostri delegati delle aziende dove c'è il CdS confermano tutti che questo ammortizzatore ha sortito soprattutto (che non vuol dire sempre) un effetto: togliere la paura. Quella che prende i lavoratori messi in Cig a zero, dove c'è chi continua a lavorare e chi è MESSO fuori.

Questo basta per fare del CdS l'ammortizzatore con la "tripla A" ?
Questa è una. La seconda: dove ben gestiti, si sono rilevati anche efficaci per mantenere intatto il rapporto tra lavoratore ed azienda, tra persona e lavoro, veri strumenti coesivi quindi: in questi tempi di crisi merce sociale pregiata. La terza è quella della flessibilità che ha permesso alle aziende di gestire in modo ottimale gli alti e bassi del mercato e di non perdere anche la più piccola commessa o ripresa del lavoro.

Quanto ha influito il superamento del "tappo" della integrazione al 60% ?
Avevamo già una buona diffusione prima, poi, con il decreto che abbiamo ottenuto da Sacconi e poi, con un po' più di fatica, anche da Tremonti, i CdS hanno messo il turbo, dopo le A anche le più. Vorrei però sottolineare l'esperienza dei CdS del commercio a Treviso, fatti con la legge 263/93 dove l'integrazione pubblica è del 50% e poi interviene l'ente bilaterale. Comunque la diffusione dei CdS dipende soprattutto dalla convinzione del sindacato e dalla attenzione delle aziende. E' una questione di cultura delle relazioni industriali.

Il Veneto ha usato tutti gli ammortizzatori disponibili. Ma si può andare oltre?
La crisi ha messo a nudo tutti i limiti dell'attuale sistema di welfare collegato al lavoro. Non solo nelle misure passive, come le indennità di sostegno al reddito (dove pure si è rimediato), ma anche della estrema debolezza di quelle attive: formazione, riqualificazione, collocamento, ecc.
Già lo scorso anno come Cisl abbiamo sostenuto che la crisi ci dava l'opportunità di avviare in Veneto il sistema della flessicurezza combinandola con quella federalista in materia di lavoro. Poi il Consiglio Regionale ha approvato una legge sul mercato del lavoro interessante ma di vecchio stampo. Successivamente si sono avanzate proposte di sostegno al reddito per questa o quella categoria del lavoro. Ma non serve aggiungere cerotto a cerotto. Serve un sistema efficace per i prossimi 10-20 anni.

Come saranno questi prossimi anni per il lavoro?
Ci vorrà tempo per recuperare i posti di lavoro persi e nel frattempo che facciamo dei lavoratori rimasti senza prospettive occupazionali? Sono già 80 mila e il loro numero purtroppo è destinato più a crescere che a diminuire. Poi riprenderà l'immigrazione per compensare l'invecchiamento della popolazione "naturale". Ci sarà anche bisogno di professionalità, di tutti i livelli, che oggi scarseggiano. Sotto il profilo sociale, si deve pensare a ridurre le eccessive differenze di tutela tra i diversi tipi di lavoro, a partire da quella previdenziale: tra pochi anni andrà in pensione "l'ultimo dei retributivi". In breve: dopo il terremoto della crisi c'è un mondo da ricostruire, altrimenti alle macerie si aggiungeranno solo rovine.

contratti di solidarietà in Veneto