Veneto. Turn over da pensionamento al 40%

Lunedì, 29 ottobre 2018

Secondo l'analisi dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro (braccio dell'Agenzia Veneto Lavoro) la sostituzione tra lavoratori pensionati e giovani neoassunti nel settore privato della nostra regione si verifica in circa il 40% dei casi.
La ricerca è pubblicata nel numero 81 di Misura  pubblicata qualche giorno fa.
L'uscita dal mercato del lavoro dovuta a pensionamento da parte dei lavoratori più anziani può produrre un effetto sostituzione con occupati più giovani e quindi un aumento dell'occupazione under 35?
La domanda è quanto mai attuale, dopo le diverse dichiarazioni del governo gialloverde sugli effetti positivi per l'occupazione che Quota 100 dovrebbe determinare ("500mila in pensione = 500mila nuovi assunti).
Per trovare una risposta realistica l'Osservatorio ha indagato i dati derivanti dalle comunicazioni obbligatorie delle imprese venete negli ultimi dieci anni, concentrando in particolare l'analisi sul biennio 2016-2017 e sulle cessazioni per pensionamento di rapporti di lavoro a tempo indeterminato avvenute nel solo settore privato.
Un'indagine che analizza un campione rappresentativo delle transizioni da lavoro a pensione, anche se non tiene conto, proprio per le caratteristiche della rilevazione, di quanti arrivano alla pensione da altre condizioni (disoccupazione, inattività ecc.), che in Veneto rappresentano fino al 40% del totale, e di quella quota di lavoratori pensionandi che, sulla base delle comunicazioni delle aziende, sono stati registrati nel database pubblico come semplici "dimissioni".
Dalla ricerca emerge che tra il 2016 e il 2017 le imprese venete del settore privato hanno dovuto far fronte a circa 10 mila pensionamenti di lavoratori over 50, assumendo contestualmente 36 mila giovani, di cui 6 mila a tempo indeterminato.
Per entrambe le annualità il bilancio occupazionale complessivo si è rivelato positivo, per circa 1.300 rapporti di lavoro nel 2016 e poco più di 600 nel 2017.
Per capire, però, se e in quale misura tali dinamiche siano state dovute anche ad un effetto sostituzione, i ricercatori hanno approfondito il dettaglio a livello di singola impresa.
Se ne ricava che circa il 30-40% dei lavoratori pensionati non viene rimpiazzato, sostanzialmente perché il pensionamento è coerente con un trend di riduzione occupazionale, mentre per una quota analoga di pensionamenti (40%) si verifica al contrario un processo di sostituzione tramite nuove assunzioni di  giovani, e ciò accade soprattutto nelle imprese in salute che mostrano stabili tendenze di crescita occupazionale.
Per un ultimo gruppo di pensionamenti (15-20%) stabilire se sia verificato o meno un effetto sostituzione è invece più difficile, in quanto relativi ad aziende che oltre ai pensionamenti hanno dovuto far fronte all'uscita di lavoratori per altre cause (dimissioni, licenziamenti), non consentendo quindi di ricondurre direttamente le nuove assunzioni alla volontà di sostituire i lavoratori pensionati.