Veneto. Fondazione Corazzin: “Stipendi inferiori a regioni vicine”. Refosco (Cisl): “Attrarre competenze”

Martedì, 05 luglio 2022

La retribuzione media dei lavoratori dipendenti veneti nel 2020, anno della pandemia, è stata in linea con quella nazionale ma inferiore a quella di regioni vicine e simili per profilo economico-produttivo e struttura occupazionale.

In base ad una ricerca effettuata dalla Fondazione Corazzin (il centro studi di Cisl Veneto) sui dati di Inps Veneto, gli stipendi medi lordi annui dei dipendenti veneti nel 2020 si sono attestati sui 33.166 euro contro i 33.790 euro della media italiana di retribuzione cosiddetta “equivalente”, ossia parametrata ai lavoratori teorici a tempo pieno calcolati per l’anno analizzato. Dati influenzati dal ricorso a strumenti quali cassa integrazione e sussidi Covid (dovuti al lockdown causato dalla pandemia da Covid-19) che hanno ridotto le retribuzioni dal 20 al 50 per cento a seconda del reddito percepito.

“Pur considerando il copioso utilizzo degli ammortizzatori sociali, da una delle regioni di maggior traino del Paese ci si sarebbero aspettate senz’altro retribuzioni sensibilmente maggiori alla media - ha commentato il Segretario generale Cisl Veneto Gianfranco Refosco - tanto più in una fase in cui le imprese hanno bisogno di attrarre o trattenere le migliori competenze per competere su un mercato globale sempre più turbolento”.

Rispetto alle regioni “vicine”, invece, le retribuzioni venete sono state in linea con quelle del Friuli Venezia Giulia (33.131 euro), ma inferiori di oltre 6mila euro annui rispetto a quelle della Lombardia (39.413 euro) e di oltre 2mila euro di quelle dell’Emilia Romagna (35.432 euro).

“Il confronto dei dati – ha aggiunto Refosco - ci vede perdenti rispetto ai sistemi territoriali a noi confinanti, che hanno performance produttive e industriali mediamente superiori e di conseguenza trattamenti economici migliori. È urgente cominciare a riflettere davvero su quale vogliamo sia la traiettoria di sviluppo della nostra regione, per invertire la preoccupante tendenza evidenziata dai dati Inps”.

Secondo i dati elaborati da Fondazione Corazzin, inoltre, la retribuzione media equivalente maggiore nel 2020 è stata registrata nella provincia di Vicenza (33.594 euro), seguita da Verona (33.548 euro), Padova (33.422 euro), Treviso (33.237 euro), Belluno (33.094 euro), Venezia (32.551 euro) e, infine, Rovigo (29.786 euro).

Il centro studi del sindacato ha poi evidenziato forti disparità di retribuzione collegate al sesso e all’età dei lavoratori. Il valore più alto, infatti, è andato alla fascia di età compresa tra i 60 e i 64 anni (39.134 euro), seguito dai lavoratori tra i 30 e 34 anni (29.862 euro, circa 10mila euro in meno) per scendere drasticamente nel caso dei più giovani, fino ai 19 anni (17.612 euro). In relazione al genere, invece, la retribuzione media equivalente per un lavoratore dipendente maschio si è attestata sui 37.679 euro, contro i 26.683 euro di una lavoratrice donna, inferiore di 11mila euro.

“Sicuramente i giovani veneti trovano condizioni retributive migliori in altre parti d'Italia o d'Europa, un tema che chiede di essere affrontato con l’impegno di tutti: sindacati, imprese, istituzioni – ha proseguito il Segretario Cisl Veneto - Dall’altra parte, poi, il divario di genere nelle retribuzioni ci ricorda un altro problema ancora irrisolto, così come la retribuzione femminile – ha concluso Refosco – che mostra di non avere nemmeno una progressione di crescita all'avanzare dell'età e dell'esperienza lavorativa”.

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