Cisl Veneto al tavolo dell’Osservatorio regionale sulle periferie
C’è anche Cisl Veneto tra i soggetti che compongono l’Osservatorio regionale sulle periferie, organismo di supporto all’Osservatorio nazionale costituito presso il Ministero dell’Interno con il compito di analizzare e promuovere politiche e interventi per il miglioramento delle condizioni socioeconomiche delle aree periferiche.

Ieri in Prefettura a Venezia il primo incontro per condividere i dati socioeconomici e demografici raccolti dai vari soggetti e confrontarsi sulle proposte operative: un momento di scambio e confronto finalizzato alla messa a sistema dell’Osservatorio, nato appena lo scorso 19 giugno, e alla definizione di una cornice operativa condivisa.
L’organismo si avvale del supporto della Regione del Veneto ed è articolato in sottogruppi a livello provinciale, tenendo conto delle specificità di ogni area. Tra i problemi attenzionati il disagio e la devianza giovanile, le situazioni di esclusione e marginalizzazione, lo sfruttamento lavorativo, i fenomeni di microcriminalità, l’emergenza abitativa e la qualità dell’abitare, la vulnerabilità sociale, con particolare riguardo agli anziani, l’integrazione. L’obiettivo è agire sul piano preventivo, al fine di arginare la diffusione di tutti quei fenomeni che contribuiscono anche ad accrescere la percezione di insicurezza da parte della collettività.
«Quattro le proposte che Cisl Veneto ha avanzato al tavolo – spiega Stefania Botton, segretaria regionale –: rendere stabile l’Osservatorio al fine di mappare in tempo reale le criticità e orientare le politiche, integrando i dati delle istituzioni con quelli dei corpi intermedi; sperimentare progetti integrati di rigenerazione urbana e sociale (come il cohousing o il "caregiver hub" di quartiere); rafforzare i presidi di prossimità, sul modello degli uffici Caf e Patronati di Cisl, vere e proprie sentinelle sociali; promuovere un lavoro di programmazione partecipata tra enti locali, Ulss, terzo settore e parti sociali per coprogettare interventi mirati rispetto alle aree di criticità individuate, in primis l'abitare, la salute e il lavoro».