Bacino Euganeo. Buchi previdenziali per i lavoratori termali

Venerdì, 08 giugno 2018

Un elevato numero di lavoratori termali potrebbe non godere appieno dei requisiti contributivi per la pensione. L’allarme è della Fisascat Cisl del Bacino Termale Euganeo (provincia di Padova).  Spiega Marco Bodon che «una parte sempre più numerosa delle aziende del settore sta infatti chiedendo di utilizzare per i propri dipendenti contratti di lavoro a part time verticale che prevedano una sospensione dell’attività lavorativa per alcune settimane all’anno». Una soluzione valutata positivamente dal sindacato (si mantiene il rapporto di lavoro a tempo interminato) se questa non trovasse l’INPS ancorata ad una interpretazione della normativa previdenziale che non riconosce in questi casi la copertura contributiva completa (estesa cioè anche alle settimane di sospensione dell’attività).

Una posizione dell’Istituto che Fisascat contesta facendo valere le numerose sentenze (anche della magistratura veneta, tra cui quelle recentissime che hanno riguardano i part time verticali della San Benedetto) che, accogliendo la normativa di tutela europea, hanno riconosciuto i diritti contributivi completi.

«Non è giusto - sottolinea Francesca Pizzo di Cisl Padova e Rovigo - che ogni singolo lavoratore debba fare causa all’Inps per avere riconosciuti i propri diritti sanciti a livello di Unione Europea e ribaditi da decine di sentenze della magistratura. L’Inps si è impuntata senza un motivo valido o che comunque ci rimane ancora oscuro e altrettanto indifferente è stato il Ministero del Lavoro».

La Fisascat, nel cui ambito di rappresentanza si trovano molti lavoratori con part time verticale ciclico, ha rivolto lo scorso mese una petizione al Parlamento Europeo affinché intervenga con una legislazione più stringente in materia.  Il tema sarà portato anche alla attenzione del tavolo contrattuale e delle istituzioni locali e regionali.