Welfare veneto: l’anzianità non fa solidarietà

Venerdì, 16 settembre 2011

Anche la nostra regione deve fare i conti con i tagli delle risorse destinate al welfare.

Le risorse che lo alimentano non sono infinite. Anzi, le esigenze di contenimento della spesa pubblica, hanno trovato sfogo soprattutto in tagli alla spesa sociale locale. Gli ultimi, quelli della manovra di Ferragosto, saranno comunque inferiori a quelli che sono già stati messi in conto con quella precedente, varata dal governo nel mese di luglio.

Se calano le risorse disponibili aumentano però le necessità: la crisi ha impoverito migliaia di famiglie. Situazioni di difficoltà economica che si aggiungono a quelle già presenti.

Di fronte a queste oggettive difficoltà chi è chiamato a governare il welfare anche amministrandone le risorse dovrebbe, di notte, perdere il sonno per immaginare soluzioni e, di giorno, operare alacremente per verificarne la validità e poi per metterle in pratica.

Non così sembra abbiano fatto i consiglieri regionali di maggioranza (salvo un obiettore di coscienza) che hanno risolto il problema con il tradizionale metodo dell'osteria: prima hanno calato il Tre e poi l'Asso. Il Tre: meno soldi? meno beneficiari! L'Asso: l'anzianità di residenza anagrafica fa da confine tra chi ci sta e chi non. E così pensano di aver vinta la partita. Certamente non quella contro la povertà,  ma che c'entra!

Numerosi e ben pagati i nostri eletti in Consiglio Regionale hanno fatto i loro bei conti (non con le difficoltà di chi ha perso il lavoro oppure ha una famiglia numerosa o altre minuzie del genere) ma quelli elettorali (interpretazione spinta della difesa del proprio posto di lavoro). Chi è che ha poca anzianità di residenza nella nostra regione? In primo luogo i lavoratori immigrati e i loro famigliari. Votano? No. Fin qui tutto bene. Poi ci sono gli italiani che arrivano dal Sud: questi si sa che non amano più di tanto la camicia verde e poi sono pochi. Poi quelli che arrivano da altre regioni d'Italia: pochi, andiamo avanti. Infine qualche "indigeno" che torna in Veneto: doveva pensarci prima. Insomma poco danno (voti persi) ma vuoi mettere il guadagno? Perché  e questo è il lato più triste di questa goliardata di fine estate, è che i nostri maestri della solidarietà pensano di andare ad incasso alle prossime elezioni e ricevere la fiducia di quelli che vorrebbero felici dell'altrui esclusione: "mors tua vita mea".

Lasciamoli alla loro effimera gioia. E nemmeno richiamiamoli ai doveri etici e solidaristici che pure professano addirittura come intima convinzione cristiana. C'è sempre una Costituzione in questo Paese, scritta da chi conosceva veramente la miseria e l'emigrazione, tanto quando il valore della coesione sociale e il diritto delle persone. Gli eventuali provvedimenti improntati da questa discriminazione (oggi assurda più che mai) saranno cancellati, non senza però aver alimentato gli egoismi e la xenofobia.

Ma avremo l'ennesima conferma che il Presidente Zaia ha ragione nel sostenere il dimezzamento del numero dei consiglieri. Quel che si risparmia non è solo misurabile in euro.