Vent’anni di scelte

Lunedì, 08 febbraio 2010

Il fondo pensione Solidarietà Veneto compie vent'anni. Nato come intuizione, rimane ancora oggi una anticipazione, se non una sperimentazione di certo una eccezione.
Solidarietà Veneto è forse, in Italia, il prodotto più consolidato, maturo ed avanzato della contrattazione territoriale (di "secondo livello"). La loro storia corre in parallelo, con il Fondo posizionato sempre sul margine più avanzato, sul limite massimo dello spazio contrattuale, giuridico e politico, disponibile.
Solidarietà Veneto è sul limite più avanzato anche nella promozione delle sue finalità: tutelare il futuro pensionistico dei lavoratori in una fase di cambiamento strutturale della società italiana e del suo sistema di welfare, specie quello previdenziale.
Infine Solidarietà Veneto rappresenta, per i soggetti sociali veneti una cartina tornasole sul federalismo, quello che poggia la sua azione pratica nei valori della responsabilità oltre che della solidarietà.
La sua storia è quindi emblematica delle vittorie ma anche delle difficoltà che le lotte e l'impegno per l'ammodernamento (indispensabile, per noi della Cisl) del sistema contrattuale e del welfare hanno incontrato e ancora incontrano.

Nato come sfida ad una cultura sindacale che considerava archeologia sindacale la mutualità e riteneva la partecipazione dei lavoratori veleno per l'antagonismo, Solidarietà Veneto interpreta invece il senso della forza collettiva (la Cisl a quel tempo proponeva anche il fondo 0,50) che il lavoro dipendente potenzialmente rappresentava non solo nel contesto sociale ma anche nell'economia reale ed il compito che il sindacato doveva assumere per trasformarla in nuove conquiste, nuovi spazi solidali partecipati e controllati dai lavoratori senza perciò essere conflittuali e separati dalla società.
La sua nascita è legata alla volontà della Filca, una federazione di categoria "popolare" profondamente radicata in quel mondo delle costruzioni che accomuna nella rappresentanza sindacale edili (fino agli anni '90 in ogni famiglia veneta non mancava questa figura, sia esso dipendente o imprenditore) con una lunga tradizione di contrattazione sulla mutualità (le Casse Edili) ed i lavoratori del legno, protagonisti di un exploit della contrattazione diffusa nel territorio collegata al rapido sviluppo dell'industria del mobile avvenuta negli anni '80.
La riforma del sistema previdenziale (1995) determina per il Fondo la scelta della bilateralità (con Confindustria Veneto) che si scontra con le rigidità centralistiche anche di una parte del sindacato. Gino Giugni ne difenderà la legittimità di Fondo negoziale anche se basato su un contratto collettivo regionale. Poi la progressiva adesione di altre fonti istitutive che trovano un punto d'appoggio per questa scelta, comunque contestata o invisa dai livelli centrali, nella funzionalità delle relazioni contrattuali e del bilateralismo regionale.

Guardandoci indietro le battaglie per ottenere il riconoscimento al "diritto di esistere" che i protagonisti collettivi di Solidarietà Veneto e delle persone che li hanno rappresentati (ci permettiamo: la Cisl in primis) hanno sostenuto con convinzione e anche con caparbietà sembrano oggi lontane nel tempo.
Eppure sono ancora queste le fatiche che devono sostenere quelle scelte, ed i loro sostenitori, che si prefiggono di riformare realmente il nostro sistema sociale, compreso quello delle relazioni sindacali e quindi del lavoro.
Questo riformismo deve affrontare non solo le resistenze degli interessi consolidati nell'ambito economico o dei sistemi conservativi della politica, ma anche quelle della cultura del far da sé, dell'oggi senza futuro, dell'analfabetismo sociale diffusa anche nel campo della previdenza sociale. Una cultura a cui si vorrebbe condannare la parte più giovane del mondo del lavoro dilapidando il patrimonio di solidarietà generazionale che si è costruito in più di cento anni di lotte sindacali.

La Cisl, però, non ci sta, continuerà ad andare contro corrente e non mancherà di fare, ogni volta, senza reticenze, le sue scelte.
In Veneto ne ha un motivo in più. Complimenti a Solidarietà Veneto e auguri al Fondo per i suoi prossimi vent'anni.

previdenza complementare, Fondo Solidarietà Veneto