Un patto per un Veneto più giovane

Martedì, 03 luglio 2018

Nel nostro paese la normalità è quella di vivere in uno stato di perenne emergenza: emergenza lavoro, emergenza ambiente, emergenza immigrazione, e così via. In gran parte dei casi non si tratta però di fenomeni imprevedibili o inattesi ma di cronicizzazioni di problemi mai affrontati con la dovuta tempestività e determinazione. Raffreddori non curati che diventano broncopolmoniti.

La questione demografica, che riguarda anche il Veneto, proprio per questo (non) modo di affrontarla, è tra quelle che stanno rapidamente scivolando verso il codice rosso: calo delle nascite, calo dei residenti e aumento della quota di anziani.

Nel 2017, per il terzo anno consecutivo, la popolazione del Veneto si sta riducendo. Meno nascite (in dieci anni meno 22%) tanto che i nuovi nati non compensano i morti; nemmeno più le immigrazioni compensano più il calo naturale della popolazione (come invece era avvenuto negli ultimi dieci anni). Le stime dicono che nei prossimi 25 anni il Veneto avrà 100.000 abitanti in meno. Poco male, se il cambiamento si fermasse qui. Invece, oltre ad essere di meno, saremo anche sempre più anziani (tra vent’anni oltre il 35% dei veneti avrà più di 65 anni) e con sempre meno giovani.

Le conseguenze sono facili da intuire: meno giovani vuol dire meno risorse ed energie fondamentali per il lavoro e le professioni e calo del tasso di innovazione in economia: rischiamo di perdere imprese e posti di lavoro per mancanza di competenze nel territorio; aumentando gli anziani crescerà il bisogno di welfare (pensioni e sanità). Dunque meno lavoratori e meno entrate fiscali e contributive, più spese per prestazioni.

Questo declino demografico non lo si combatte con misure spot, come abbiamo imparato dalle recenti esperienze regionali e nazionali.

Servono invece scelte complesse, di lungo respiro, che mettano insieme investimenti culturali e risorse economiche. Ne elenchiamo alcune, quelle più “semplici” da mettere in pratica.

Prima di tutto serve mettere in campo una strategia di sostegno alla natalità e alla genitorialità, che permetta di invertire la tendenza di calo delle nascite: sostegno alle famiglie con figli con incentivi di tipo fiscale e con l’aumento quantitativo e qualitativo dei servizi di asilo nido e scuole materne, e sostegno al lavoro delle mamme con politiche di conciliazione vita-lavoro.

In secondo luogo, serve avere il coraggio di innovare la politica migratoria del paese e introdurre modalità di immigrazione legale, regolata e compatibile con i fabbisogni professionali delle nostre imprese.

Infine serve ripensare il sistema socio sanitario per gestire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, integrando welfare universale e quello contrattuale, e riannodando i fili della solidarietà intergenerazionale.

Quello che proponiamo è quindi un patto per un Veneto più giovane che anteponga il nostro futuro collettivo alle piccole rendite dell’immediato. Per anticipare una possibile emergenza e farne invece una opportunità per cambiare in meglio il nostro territorio.