Veneto: l’uva che possiamo raccogliere

Martedì, 02 ottobre 2012

La crisi, anche in Veneto, è straordinaria e straordinari devono essere, conseguentemente, i modi e i comportamenti per affrontarla, se si vuole uscirne. E se ne esce, aggiungiamo, solo bilanciando il rigore con la crescita. Rigore e crescita si sopportano (il primo) e si supportano (la seconda) con lavoro. Il lavoro è infatti l’unico fattore che può permettere al Paese di essere rigoroso e di crescere senza sprofondare socialmente e civilmente.  

A Padova, di fronte a ottocento delegati sindacali della nostra organizzazione, provenienti da oltre 450 diverse aziende private ed enti pubblici del Veneto, abbiamo presentato proposte che riteniamo coerenti con queste nostre premesse ed obiettivi. Proposte, lo sottolineiamo, la cui realizzazione dipende soprattutto dalla volontà delle rappresentanze istituzionali e sociali venete. In pratica dalla nostra capacità reale di autogoverno regionale, di praticare federalismo responsabile.

La prima proposta riguarda le risorse che servono per sostenere le imprese.

Si costituisca un fondo, tutto veneto, con l’aumento (più precisamente: il ripristino) dell’addizionale Irpef regionale. Poniamo due, comprensibilissime, condizioni: che non serva a tappare buchi e che sia a carico dei redditi più alti (siamo coscienti che saranno in gran parte ancora quelli da lavoro dipendente).

La seconda: trasgredire il patto di stabilità interna su uno o due aspetti, concordati tra tutti, che siano utili alle finalità che abbiamo detto. Ad esempio: per pagare le aziende che vantano crediti dal Comune, dalla Provincia o dalla Regione. Un’azione che non sia vissuta e propagandata come una sfida allo Stato o al governo, strumentalizzata da questo o quello schieramento, ma presentata come un invito rivolto a Governo e Parlamento affinché rivedano le regole del patto di stabilità interna orientandoli verso i più premianti criteri europei.

La terza: accrescere l’autonomia regionale chiedendo l’applicazione di quanto previsto dall’art.116 della Costituzione per  materie di primario interesse per lo sviluppo economico della nostra regione: istruzione e formazione professionale, previdenza complementare, innovazione, protezione civile, beni ambientali e culturali, infrastrutture, credito locale, giustizia. E’ difficile immaginare che qualcuno si opponga a tale richiesta e la si può concretizzare in tempi brevi: dovrebbe essere sufficiente una legge ordinaria.

Sono proposte che porteremo al tavolo per lo sviluppo del Veneto che il Presidente Zaia ha convocato per il 2 ottobre. Le riteniamo uva matura,  che sta, letteralmente alla portata di mano di tutti coloro che sono stati chiamati alla vendemmia. Se quindi qualche volpe non vuole coglierla non lo motivi con “nondum matura est”.  

Ci aspettiamo  piuttosto che ci vengano indicati anche altri grappoli da vendemmiare, magari migliori dei nostri, ma oggi, perché dopo quattro anni di crisi non si può avere le idee acerbe sul cosa fare.