Veneto 2009: quattro colonne per superare il terremoto

Venerdì, 02 gennaio 2009

Il robusto edificio dell'occupazione e dell'economia veneta, costruito con le grandi risorse imprenditoriali, professionali e di dedizione al lavoro di cui disponiamo, è scosso dai primi segnali del terremoto crisi che, come oramai confermano tutti, troverà il suo apice nel corso di quest'anno. Altro non poteva essere perché siamo parte integrate ed importante dell'economia mondiale, checché ne dicano gli ultimi esausti teorizzatori dell'autarchico Nordest; i quali, per dirla tutta, hanno dovuto rivalutare, loro malgrado, il positivo ruolo dell'Unione Europea e del suo sistema economico temperato dal welfare.

La Cisl veneta indica, e questo sarà il tema centrale del suo prossimo Congresso, in quattro colonne, le linee di forza per evitare che l'edificio crolli e subisca meno danni possibili: tutelare i posti di lavoro per perderne il meno possibile, sostenere le retribuzioni dei lavoratori dipendenti migliorando la competitività delle imprese e dei settori, tutelare il reddito di chi non può produrre e della sua famiglia, sostenere con nuove risorse le imprese incentivando l'innovazione sia tecnica che dei sistemi.

Tutelare i posti di lavoro per perderne il meno possibile non è una battaglia di retroguardia, da socialismo reale, ma corrisponde ad una doppia necessità ed opportunità per un sistema economico avanzato: da una parte evitare la dispersione e la dissipazione di patrimoni professionali e lavorativi accumulati nel tempo e dall'altra distruggere imprenditorialità e produzioni. Come fare? Dalla Germania ci arrivano utili esempi come ad esempio quello di usare, senza remore, i contratti di solidarietà e la settimana lavorativa corta a cui noi aggiungiamo lo strumento della Cig in deroga allargata a tutti i settori e a tutti i lavoratori.

Sostenere le retribuzioni rilanciando la produttività non è altro che la messa in pratica degli spazi aperti con la riforma della contrattazione, valorizzando quella aziendale e locale, sfruttando la detassazione del salario di produttività.

Tutelare il reddito di chi non può produrre, cioè di coloro che vengono espulsi dal lavoro, significa potenziare gli ammortizzatori sociali che si attivano in questi casi e quindi completare l'estensione dei sussidi di disoccupazione già irrobustiti dal precedente Governo e allargare i sostegni economici del welfare locale eliminando controproducenti discriminazioni ed aggiungendovi nuove risorse, regionali e comunali. Significa anche dar immediato avvio alle flessicurezze come la riqualificazione professionale e l'indirizzamento ad una nuova occupazione di chi perde il lavoro.

Sostenere il tessuto economico locale vuol dire mettere in campo risorse certe e subito spendibili per quelle opere pubbliche che fanno da volano alla buona crescita: dalle infrastrutture, materiali ed immateriali, alle case per la gente che lavora, dagli incentivi per la ricerca a quelli per fare squadra tra le imprese, dalla sburocratizzazione della macchina pubblica al miglioramento della sua efficienza nei fatti ( e non nei proclami).

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