Quel Veneto che trasgredisce. Da Rovigo ad Oderzo

Sabato, 15 ottobre 2011

Rovigo- Oderzo, un tracciato fuori dalla norma. E non poteva essere altrimenti perché qui va nel trasgressivo: l’aggettivo usato nel manifesto della marcia che si svolge oggi a Rovigo. I suoi firmatari, tra cui la Cisl, lo hanno abbinato ad “innovativo” e a “lungimirante” per descrivere quel qualcosa di cui ha bisogno l’economia, e non solo nella loro provincia, per rimettersi in moto.
Dall’altro capo del Veneto, a Oderzo, sempre stamattina, sono in piazza i lavoratori delle costruzioni, edili, operai dei mobilifici e delle fabbriche di laterizi e cemento. Fanno un appello alla resistenza per mantenere in vita il loro lavoro e quindi le loro imprese. Lo fanno perché molte hanno già chiuso i battenti, con loro migliaia di lavoratori hanno perso un lavoro professionale.
E’ trasgressivo che imprenditori e lavoratori si mettano insieme? Fino ad un certo punto. Nel Polesine ad esempio lo hanno già fatto per sbloccare la riconversione della Centrale Enel. E’ trasgressivo che dei lavoratori scendano in piazza per difendere il loro lavoro e le loro imprese? Tutt’altro: è fatto quotidiano da quando la crisi imperversa.
La trasgressione si comincia ad intravedere se consideriamo che il giorno scelto per marciare e manifestare è il sabato. E’una scelta: il lavoro che c’è va rispettato. Più ancora è trasgressivo che il bene che si vuole tutelare, sostenere ed accrescere, è “impresa e lavoro”, non come valori contrapposti ma integrati l’uno all’altro. Infine la trasgressione più hard è che sia a Rovigo che a Oderzo non ci si limita alla protesta ma si presentano proposte e scelte, inequivocabilmente concrete. Proposte che implicano, per trovare realizzazione, una compartecipazione di tutti, anche dei proponenti. Scelte che, non aspettano, parafrasando Draghi, che in Veneto arrivi un esercito d’Oltrelpo a risolvere i problemi, ma impegnano tutti a praticare un federalismo responsabile.   
Per questo siamo impegnati a far si che quella di Rovigo sia la partenza di una marcia più lunga, che diventi un modello da esportazione o, per meglio dire, da estendere in tutto il Veneto e che quella di Oderzo, che segue Venezia, trovi prosecuzione in molte altre piazze venete.
L’auspicio è che altre forze si aggiungano lungo la strada, portando il loro contributo.