Primo Maggio, lo festeggiamo a casa nostra

Sabato, 30 aprile 2011

Il Primo Maggio lo festeggiamo a casa nostra. Anzi, in moltissime di quelle numerose stanze che compongono la nostra casa.
La prima stanza è quella di Marsala città scelta unitariamente dal sindacato per la sua manifestazione nazionale. Il luogo dove sbarcarono l'11 maggio di 151 anni fa i Mille, il luogo da cui prese avvio quel lungo percorso che portò all'unità di una nazione, la nostra. Come veneti vi partecipiamo anche ricordandoci che erano 160 i volontari provenienti dalle terre dell'attuale Veneto, più di 60 quelli allievi dell'Università di Padova. Sapendo che gli uomini che ispirano i movimenti risorgimentali, Garibaldi e Mazzini in primis, guardavano ai lavoratori come la classe sociale che più doveva dare e più poteva avere dall'Italia unita, indipendente e libera. Non sbagliavano. Nel suo primo articolo la Costituzione, che porta a compimento la costruzione di questa nazione, lo conferma: la Repubblica è fondata sul lavoro.
Il lavoro. Dopo gli anni ruggenti del liberismo sfrenato oggi il valore inossidabile del lavoro vero torna prepotentemente in scena. Anche come medicina anticrisi, come principio regolatore dell'economia, come fattore di uno sviluppo con effimero. In Veneto, regione dove il principio costituzionale indicato dall'articolo 1 vive nella concretezza della quotidianità, questo valore del lavoro ce lo ricorderà anche Benedetto XVI nella sua oramai imminente visita.
Le altre stanze dove festeggiamo il lavoro ed i lavoratori sono le città del Veneto dove si svolgono le nostre manifestazioni unitarie. Eventi a cui partecipano a pieno titolo anche quei lavoratori immigrati che contribuiscono in modo incontrovertibile ed irreversibile alla nostra economia a che, più ancora, rappresentano le avvisaglie dei nuovi italiani, quelli che festeggeranno i 200 anni dell'Unità.
Sono anche stanze di casa nostra quelle città, grandi e piccole, che il Primo Maggio tengono aperti negozi, alberghi, ristoranti e mille altre attività per quelle centinaia di ospiti e turisti (in gran parte lavoratori e pensionati, italiani ed europei) che qui trovano svago, cultura, natura. Nel Veneto costituiscono un sistema che ci fa una delle prime regioni del mondo per attività turistica con risvolti occupazionali e sociali rilevanti. E questo proprio grazie a chi lavora anche nei giorni di festa: lavoro che porta altro lavoro. Lavoro che merita rispetto e non controproducenti forzature, crociate e polemiche che a nulla portano.
Infine è casa nostra anche la città di Roma dove si incrociano due grandi eventi: la beatificazione di Papa Wojtyla e il grande concerto del Primo Maggio. Senza voler in nessun modo mescolarne i significati ci pare però giusto mettere in evidenza un filo che li accomuna, ed è sempre quello del lavoro.
Raffaele Bonanni ha sottolineato nei giorni scorsi quello che fece e disse Giovanni Paolo II sul lavoro e sul sindacato: valorizzò il sindacato e ne dichiarò connaturato alla natura dell'uomo che ha bisogno di difendersi dallo sfruttamento in momento in cui numerosi, agguerriti e forti ne erano i detrattori. Ed è il lavoro che mette festosamente insieme artisti e giovani in quella che è diventata la più grande manifestazione musicale italiana.
I nostri auguri di buon Primo Maggio vanno quest'anno particolarmente a chi oggi lavora, probabilmente più degli altri normali giorni di lavoro, per realizzare al meglio tutti questi eventi, per garantirci che ogni stanza della nostra casa sia sicura ed accogliente.
Anche per festeggiare il Primo Maggio c'è bisogno di qualcuno che, proprio in questo giorno, lavora.

Franca Porto, primo maggio 2011