Fuori dal fango. La nostra parte

Giovedì, 18 novembre 2010

Ci eravamo impegnati a fare la nostra parte già nei giorni in cui acqua e fango coprivano ancora case e campagne, laboratori e botteghe, strade ed edifici pubblici in territori, collocati tra Verona, Vicenza e Padova, dove vivono e lavorano migliaia di nostri concittadini.
Fare la nostra parte come organizzazione dei lavoratori e dei pensionati, compresi quelli che vivono e lavorano in quei territori e i cui beni primari, dalla abitazione allo stesso lavoro, sono stati colpiti dall'alluvione.
Ci siamo dati da fare con lo stesso spirito con cui abbiamo e, stiamo ancora, affrontando la prima alluvione: quella della crisi internazionale. Consapevoli in che questa parte del Veneto la seconda prova non è, semplicemente, successiva in ordine di tempo alla prima, ma vi si somma: difficoltà su difficoltà, per tanti, dramma su dramma.
Non a caso abbiamo sentito ed usato noi stessi le stesse parole d'ordine usate per la crisi: nessuno sarà lasciato solo, uscire dalla crisi/fuori dal fango, porre subito rimedio ai danni ma anche operare perché non si ripetano.
Non abbiamo nemmeno recriminato o cercato inutili contrapposizioni o pretestuosi antagonismi. Piuttosto abbiamo alzato la voce per impedire che, nel baillame dell'informazione mediatica tutta presa da ben altre vicende, finisse in secondo piano il fango che copriva questa parte d'Italia. Ma senza lamentazioni localistiche o vittimismi populistici.

Anche grazie a questa nostra attenzione alcune importanti risposte a chi chiedeva e chiede aiuto sono giunte, rapide e concrete.
Operando nella concertazione con le Parti Sociali, è stata avviata una grande sottoscrizione (Fuori dal fango) tra i lavoratori dipendenti e le aziende industriali e tra i lavoratori pubblici, è stato destinato agli aiuti subito tramite la bilateralità (Ebav) un milione di euro, e sono in corso le operazioni per disporre ulteriori interventi di sostegno in accordo con le altre rappresentanze delle aziende, dal terziario alla cooperazione.
Siamo certi che la risposta dei lavoratori veneti sarà immediata e generosa come lo è sempre stata per questi avvenimenti.
Abbiamo anche chiesto al ministro Tremonti di ampliare la detrazione del 36% sui costi di riattazione delle abitazioni sostenuti dagli alluvionati, basterebbe una circolare interpretativa delle norme. Lo abbiamo fatto pensando soprattutto ai lavoratori ed ai pensionati che hanno avuto le abitazioni inondate.
Insieme a Raffaele Bonanni abbiamo sostenuto, fin dal primo momento, la necessità di recuperare risorse per finanziare anche le opere di messa in sicurezza del territorio, opere che siano utili anche per il futuro. Sapendo che per realizzarle servono ingenti somme abbiamo proposto, senza remore, che le si possono ricavare da una tassa straordinaria sulle rendite finanziarie ed i grandi patrimoni.

Ciò detto, e soprattutto, fatto, siamo consapevoli che potremo considerarci effettivamente fuori dal fango quando chi ne ha subito i danni, persona o impresa, avrà ricevuto l'aiuto promesso e quando chi ne ha competenza professionale ci dirà che le opere realizzate ci hanno messo in sicurezza rispetto al ripetersi di condizioni meteo così avverse.
Anche su questo faremo la nostra parte. Rimanendo vicini ai sindaci e alle istituzioni locali, esigendo non solo progetti sulla carta ma grandi e piccoli cantieri attivi, intervenendo per ripristinare l'interesse comune e collettivo su quello privatistico ed individuale, chiedendo verifiche e rendicontazioni. Non a caso al Presidente della Repubblica abbiamo chiesto di ritornare in Veneto l'anno prossimo per visitare le aree colpite dall'alluvione e per vedere, in prima persona, lo stato delle cose.
Un modo in più per celebrare quei 150 anni di unità d'Italia che la risposta solidale all'alluvione ha dimostrato di essere viva e radicata nella coscienza e nella vita quotidiana dei cittadini, vecchi e nuovi, del nostro Paese come della nostra regione.

alluvione veneto 2010