Duemilasettecentotrentacinque Sì non sono mezzi voti

Martedì, 18 gennaio 2011

Il 94,2% dei dipendenti di Fiat Mirafiori ha partecipato al referendum per approvare o meno l'accordo sottoscritto tra sindacato (una sigla, quella Fiom, esclusa) e azienda. Un accordo dove si è scambiato occupazione per produttività. L'alternativa era altrettanto semplice: abbandono della produzione e chiusura dello stabilimento. E, come sempre, quando le opzioni sono molto semplici le scelte sono altrettanto difficili.
La maggioranza dei lavoratori, con 2.735 scelte per il Sì, ha deciso per il futuro di tutti.
Così ha scelto anche la maggioranza degli operai con 2.314 Sì.

Eppure questi risultati netti ed inconfutabili non sembrano degni del rispetto di tutti. Sarebbero, per coloro (non tutti) che hanno sostenuto il fronte del No, nel sindacato come nella politica e nei media, espressione di persone che hanno piegato la schiena davanti al padrone, si sono inchinati per paura, hanno subìto un ricatto cedendo diritti inalienabili per un posto di lavoro.
Mezzi uomini dunque, o uomini dimezzati, che non possono che esprimere mezzi voti.

Per i raccontatori di questa vicenda ciò che unisce l'Italia da Napoli (Pomigliano) a Torino (Mirafiori) sarebbe la "paura da Fiat" che avrebbe fatto presa solo tra chi ha tentato di togliersela di torno bevendo l'amara medicina del Sì. Paura che, come una misteriosa malattia, avrebbe contagiato solo questa parte dei lavoratori lasciandone immune l'altra, quella che, in piena libertà di pensiero e proprio grazie a questa condizione, ha ovviamente votato per il No: uomini interi che hanno espresso un voto pieno.

Non avrebbe invece creato paura, ansia, timori tra i lavoratori la campagna di disinformazione imbastita dalla Fiom, dentro e fuori l'azienda. Non avrebbe intaccato la razionalità del No l'agitare lo spettro della multinazionale mangia- lavoratori e dell'uomo nero Marchionni e neppure la demagogia fatta sui contenuti dell'accordo che racconta una verità fatta di diritti irrinunciabili cancellati, di conquiste sindacali distrutte ed infine, tanto per non farsi mancare nulla, di Costituzione calpestata. Il megafono offerto da intellettuali e professionisti della comunicazione (e da più modesti copia-incolla) ha dato credibilità a questa evocazione di un incombente inferno. Tutto ciò non ha influito sulla libera scelta?

Non vogliamo però proseguire oltre su questo discorso. Ci interessa invece ribadire ciò che ci differenzia da chi ha perso questo secondo referendum in Fiat: il rispetto che abbiamo per il voto che è poi rispetto per chi lo esprime.

Qualche giorno prima Bonanni aveva dichiarato questo rispetto alla stampa: se vincono i No la Cisl ritira la firma sull'accordo. Lo ribadiamo anche ora, ad urne chiuse: andremo avanti sulla strada, difficile perché reale, indicata dal Sì.

Fim Cisl, fiat