14 novembre: più Europa, per un’Europa migliore

Martedì, 13 novembre 2012

Domani in 36 Paesi del Vecchio Continente, dal Portogallo alla Turchia, ma soprattutto nei Paesi della UE, si svolgeranno centinaia di iniziative dedicate a sostenere la proposta della CES (Confederazione Sindacale Europea, vi aderiscono 82 Confederazioni sindacali con 60 milioni di iscritti): un Patto Sociale per l’Europa.

Sarà dunque una giornata di assemblee, manifestazioni, conferenze, azioni solidaristiche.

Solo in Portogallo (da parte di un solo sindacato), in Spagna (da tre sigle sindacali) ed in Italia (dalla sola Cgil)  è stato proclamato uno sciopero generale.

L’enorme distanza tra le condizioni dei lavoratori portoghesi e spagnoli e quelli italiani non giustifica il ricorso allo stesso strumento di mobilitazione.

Lo sforzo che deve fare il sindacato italiano non è quello di passare di barricata in barricata ma di dare il meglio di sé per concorrere al superamento della crisi: non siamo alla canna del gas ne alla disperazione. In Europa siamo conosciuti come sindacato responsabile, forte nella contrattazione e capace di farsi carico dei problemi generali. Il Patto Sociale che la CES propone tocca questioni sono i nodi da sciogliere per tornare a crescere. Si chiedono politiche economiche comuni per la crescita sostenibile e l’occupazione, contrattazione e dialogo, giustizia economica e sociale, inclusione. In concreto la tassazione delle rendite finanziarie, gli eurobond, la partecipazione sindacale in tutte le sedi (dalla dimensione aziendale a quella macroeconomica) e quindi il superamento dell’antagonismo, la tassazione redistributiva, i sistemi di flessicurezza nel lavoro: temi sui quali il sindacalismo italiano non può sentirci da un solo orecchio.

In sintesi si chiede cioè che il meglio sia diffuso in tutta Europa. Si chiede quindi un’Europa più integrata che abbia come motore l’Unione Europea in allargamento, con un governo politico federale capace di affrontare le sfide mondiali e non solo in campo economico e finanziario.

Abbiamo pagato cara la “vacanza” dagli impegni (diritti e doveri) europei: ci siamo allontanati dai Paesi competitivi, abbiamo perso molti dei vantaggi offerti dalla introduzione della moneta unica e prodotto riforme confuse ed inefficaci.

L’Europa, casa comune che abbiamo non poco contribuito a costruire (ricordiamolo sempre: anche grazie al lavoro dei nostri emigranti nel secondo dopoguerra), è stata dipinta per molti anni (e da alcuni ancora oggi) come un pericolo e la sua massima espressione politica, l’Unione Europea, come un nemico da tenere lontano.

I sindacati europei, nelle loro tanto grandi, quanto poco conosciute ai più, diversità condividono però questa aspirazione di Europa più forte e coesa, capace di scrivere un Patto Sociale che riguardi tutti i suoi paesi, quelli più duramente colpiti dalla crisi e quelli che l’hanno già superata, ma hanno in comune anche la richiesta di un’Unione Europea con un governo in grado di concretizzare questo Patto in ogni paese aderente. 

Anche per la politica italiana questo ri-orizzontarsi sulla stella polare europea non può essere solo un posizionamento provvisorio, un rispettoso ossequio a Monti fintanto quanto sarà a capo del governo. La politica italiana, prima e dopo le elezioni deve, non solo mantenersi ben dentro il quadrante europeo, ma anzi spingerlo in avanti tornando a esserne locomotiva e non vagone. Altrettanta scelta spetta alla politica veneta che non può oscillare tra il candidarsi a sede dei grandi eventi internazionali ed europei e il rinchiudersi nell’isolamento localista.

La Cisl domani non chiama i lavoratori ad un anacronistico sciopero. In Veneto ci siamo sincronizzati con l’Europa che guarda con più fiducia al suo futuro organizzando incontri e dibattiti per discutere su questa idea tanto ambiziosa quanto improcrastinabile di più Europa, per un’Europa migliore.