L’8 ottobre saremo a Venezia

Lunedì, 03 ottobre 2011

Ci saremo per continuare a fare la nostra parte, come è tornato a chiedere, per l’ennesima volta l’unica autorità politica ed istituzionale ancora riconosciuta come tale dagli italiani: il Presidente della Repubblica.

Quale è la parte che spetta ad un sindacato? Da decenni non è più la sola difesa degli interessi immediati di lavoratori e pensionati.

La debolezza della politica e delle sue rappresentanze ci ha caricato anche di responsabilità che vanno ben oltre e riguardano l’economia, la democrazia, la tutela dei più deboli. Siamo, perché lo abbiamo voluto, “Parti Sociali”. Un ruolo che il sindacalismo svolge solo in Italia. Essere “Parte Sociale” è per noi l’unico modo per operare in coerenza al richiamo del Presidente: fare la propria parte come esatto opposto di partigianeria.

Una chiamata alla corresponsabilità quindi. E non solo come dovere etico. In questi anni di crisi chi doveva assumere decisioni forti non lo ha fatto in tempo, oppure lo ha fatto male. Non si è voluto riconoscere l’entità della crisi che ora raddoppia (economica e finanziaria). Non si è voluto prendere decisioni forti e sono gli organismi internazionali a dettarci il compito. Si sono fatte manovre confuse e dobbiamo rifarne un’altra. Si sono tolti al Paese 140 miliardi decidendo il come nottetempo e il risultato è stato quello di gettare l’olio bollente dell’iniquità sulle piaghe della crisi.

Fare responsabilmente la nostra parte è diventato così di giorno in giorno più difficile.

Abbiamo oltretutto due fronti di  impegno sia a Roma che a Venezia: serve la massima coerenza tra i diversi livelli del governo del Paese.

Il primo: impedire un generalizzato “rompete le righe”: la Grecia è lì, ad insegnare. Al contrario dobbiamo essere ancora più determinati nel rimettere insieme tutte le Parti Sociali. Più unite e responsabili sono e più possono diventare autorità credibile, capace di essere ponte tra Unione Europea e Presidente della Repubblica per indicare con fermezza  il “come” si realizzano concretamente gli obiettivi fissati dalla prima e messi in urgenza dal Quirinale.

Riteniamo che i 5 punti della proposta Marcegaglia siano utile base per  convenire in un Patto comune. Lo si potrà fare rapidamente togliendo di mezzo il tema pensioni e dando maggior peso ai tagli dei costi impropri della politica e con la introduzione di una patrimoniale. E’ cosa possibile? Si, perché siamo nella scia di quanto, tutti insieme, abbiamo chiesto al governo il 4 agosto e nella logica dell’accordo del 28 giugno (che anche Cgil ha firmato qualche giorno fa). Vanno anche “tradotti” in veneto, per il Veneto.

Il secondo: obbligare il governo (qualsiasi esso sia) a procedere con provvedimenti conseguenti. In questo anche rimediando alle iniquità di Ferragosto e impendendone altre (non dimentichiamoci la manovra di luglio: 70 miliardi da recuperare tra il 2012 ed il 2014). Un risultato da ottenere anche, se serve, accampandoci davanti ai Palazzi.

Aggiungiamo: nel Veneto le cose non sono molto diverse e stiamo perdendo, giorno dopo giorno, l’abbrivio della prima fase della crisi, quando si operava con volontà comune e ognuno faceva la sua parte. Palazzo Balbi e Ferro - Fini soffrono delle stesse malattie romane. Il Tavolo per lo sviluppo non ha prodotto nulla. Mancano 130 mila posti di lavoro e dobbiamo avere una risposta. Servono provvedimenti conseguenti.

Saremo in piazza quindi guardano a Roma ma con l’occhio dritto su Venezia.

Per dire che prima, anche in Veneto, vengono l’equità, il lavoro e lo sviluppo.