CASO MERLY'S

Mercoledì, 09 marzo 2011

Marly's guarda verso l'Oriente

Per trovare la Marly's di Arzignano (Vicenza) devi seguire i segnali stradali Centro Città, e fermarsi in una strettissima stradina a 100 metri dal municipio. Si fatica a distinguere l'edificio aziende dagli altri. Dentro ci lavorano una ottantina di persone, per la maggioranza donne.
Marly's produce abiti da donna prét -à-porter di fascia medio alta. L'azienda, nata negli anni '60, è alla testa di un sistema che affida commesse ad una trentina di laboratori di cui sette in Ungheria, in totale 300 altri lavoratori. Ad Arzignano si creano gli abiti e si gestiste il sistema organizzativo che va dalla produzione fino alla commercializzazione, passando naturalmente per il controllo di qualità.
Le difficoltà non sono nuove. "Nel 2000 abbiamo usato il contratto di solidarietà- raccontano Claudia Silvagni e Maristella Romio, delegate Rsu per la Femca Cisl- e negli ultimi tre anni abbiamo utilizzato tutte le forme di Cig, dalla ordinaria a quella in deroga (in corso per 9 lavoratori) pur di evitare i licenziamenti. Ora le nostre speranze sono quelle che l'azienda riesca ad entrare in alcuni nuovi mercati. Di nostro ci mettiamo la flessibilità e la professionalità".
Ed è questa la scelta strategica che persegue Paolo Bastianello, presidente della Marly's "Paesi come Cina, Russia ma anche il Brasile rappresentano grandi opportunità. Li si sta creando nuovo benessere e li dobbiamo andare. Questi mercati sono molto interessati al made in Italy e per noi, che presentiamo un prodotto di qualità ma non siamo un brand, questa attenzione è molto importante. E poi si vince facendo solo squadra in azienda". "La moda- sottolinea Bastianello che è anche Vicepresidente di Sistema Moda Italia con delega alla promozione - è innanzitutto cultura e noi oggi abbiamo le teste, le professionalità, le idee per coltivarla. Certamente lo si deve anche alla nostra storia, è il risultato di secoli". Viva l'Italia allora? "Certamente sì, sono un alpino!"

 

Femca Cisl, Veneto crisi