RASSEGNA STAMPA

Lunedì, 05 maggio 2008

A cura dell'Ufficio Stampa Cisl Veneto

Corriere del Veneto

Ricerca sull'occupazione femminile

La Cisl: «Alle donne lavoro, ma anche asili»

VENEZIA - Lavorano (il tasso di occupazione è in costante crescita), peccato che mettano al mondo sempre meno figli e che quei pochi non sappiano dove sistemarli nei primi tre anni di vita. Lisbona è dietro l'angolo (l'anno degli «obiettivi» europei da raggiungere è il 2010) e il Veneto si piazza bene per un verso (anche meglio della media nazionale) e male per un altro. Secondo una ricerca presentata ieri dalla segreteria regionale Cisl, il tasso di occupazione femminile nel 2007 si è attestato al 53,6%, cifra inferiore di circa sei punti e mezzo rispetto al parametro europeo da raggiungere entro i prossimi due anni (60 per cento).
Un obiettivo che, nelle stime degli analisti, il Veneto dovrebbe essere in grado di raggiungere, ma continuano a essere insufficienti i servizi di assistenza all'infanzia per le madri che lavorano: il Consiglio europeo di Lisbona ha stabilito che nel 2010 i posti disponibili attivi negli asili-nido siano 33 ogni cento bambini di età compresa fra zero e i tre anni, ma nel Veneto oggi i posti sono appena 26 ogni cento bambini. Stando ai calcoli, quindi, mancano oltre mille servizi e più di trenta mila posti per arrivare al 2010 centrando gli obiettivi comunitari.
«Non basta offrire alle donne maggiori opportunità di lavoro - spiega la segretaria regionale Cisl, Franca Porto - ma occorre intervenire anche con politiche sociali di supporto. È necessario destinare una quota delle risorse della fiscalità collettiva a un welfare amico delle donne, per aumentare il numero di posti disponibili nei nidi pubblici».
Continua a rimanere bassa, anche nel Veneto, la percentuale delle donne occupate part-time (il 30% del totale) perché oggi è ancora difficile, nelle aziende, ottenere la riduzione di orario. Meglio non va se si guardano le tipologie di impiego delle donne e se si confronta il loro stipendio con quello dei colleghi uomini.
«Aria di cambiamento c'è - continua Franca Porto - però la condizione non è ancora paritaria.
Le donne tendono a essere occupate nei settori medio-bassi, in testa il terziario seguito dal settore manifatturiero e a percepire paghe mediamente più basse dei maschi. È urgente intervenire non solo nei luoghi di lavoro per spezzare la catena di infortuni, ma anche nelle politiche sociali a favore delle donne che si dividono fra l'impiego e la cura della famiglia».

Paola Vesco

TRIBUNA - NUOVA - MATTINO - CORRIERE ALPI (parte generale)

Più donne al lavoro ma con pochi servizi

MESTRE. In 10 anni l'occupazione femminile in Veneto è cresciuta quasi del 10%, ma la crescita riguarda sopratutto posti di lavoro mal pagati, precari e molto impegnativi in termini di orario e non registra un incremento di servizi (asili nido, scuole materne) alla prima infanzia. E'questo, in sintesi, il quadro disegnato da una indagine della Cisl e presentato dalla segretaria generale regionale, Franca Porto, per il 1º maggio. «E' chiaro come per la donna occupazione e figli rimangano ancora alternativi uno all'altro - dice Franca Porto commentando i risultati della ricerca realizzata dall'Ufficio Studi Cisl del veneto - Infatti, considerando il numero dei figli delle donne occupate ed i posti disponibili nei servizi all'infanzia, il rapporto oggi è di 26 posti per 100 bambini. Dobbiamo quindi intervenire e al più presto per garantire alle donne, non solo il diritto ad un lavoro in condizioni di legalità e con pari opportunità, ma anche con un'adeguata garanzia di servizi sociali, a cominciare da quelli per i figli delle donne che lavorano». Negli ultimi dieci anni - secondo la ricerca della Cisl - il tasso di occupazione è cresciuto del 9,6 %, passando dal 44 % al 53,6 %, con una incidenza del lavoro a part-time del 31%, rispetto al 18 % di dieci anni fa. Il settore con più occupati di sesso femminile è il «terziario», nel quale le donne - tra il 1996 e il 2007 - sono passate, in tutto il Veneto, da 450 mila a 624 mila. «I dati confermano la crescita del lavoro femminile - spiega la segretari a della Cisl veneta - ma siamo ancora distanti dall'obbiettivo europeo, previsto dal trattato di Lisbona, che prevederebbe per il Veneto un'occupazione ottimale per 943 mila donne, cioè 101 mila più delle attuali». La ricerca della Cisl mette anche in evidenza che in Veneto, a fronte di un aumento delle nascite di figli (in particolare tra gli immigrati), ci sono solo 12 «posti attivi» negli asili nido, ogni 100 bambini. «Purtroppo - commenta Franca Porto - le donne sono ancora costrette a scegliere il lavoro o, in alterativa, i figli. Infatti, considerando i soli figli dai 6 ai 36 mesi d invita, i posti disponibili nelle strutture per l'infanzia sono solo 26 per ogni 100 bambini». «Per questo - ha concluso la sindacalista - in occasione del 1 maggio, abbiamo deciso di presentare i risultati di questa indagine per chiede adeguati interventi per garantire effettivamente alle donne il diritto ad un lavoro dignitoso e alla maternità». (g.fav.)

GAZZETTINO

UNO STUDIO CISL SULLA PRIMA INFANZIA

Mestre
NOSTRO SERVIZIO
L'occupazione femminile in Veneto è in crescita: dal 1996 al 2007 è infatti aumentata del 10\% e il settore di maggior incremento è quello del terziario. Non aumentano però allo stesso modo i servizi per le donne lavoratrici, quali quelli di prima infanzia. È quanto emerso da una ricerca dell'ufficio studi Cisl del Veneto. Se, dunque l'occupazione femminile in Regione nel 2007 è pari al 53,6\% (dato prossimo all'obiettivo indicato dall'Unione Europea nella "Strategia Lisbona" del 2000, ossia il 60\% da raggiungere entro il 2010), non avviene altrettanto per i servizi di assistenza ai bambini sotto i 3 anni. Nel 2005, infatti, a Barcellona alcuni obiettivi precedentemente fissati nella capitale portoghese, vengono revisionati e nel caso dei servizi per i piccoli di età compresa tra i 0 e i 36 mesi, il parametro aggiornato è di 33 posti in asili e strutture similari per ogni 100 bimbi.
In Veneto nel 2007 la situazione è di certo migliorata rispetto ai precedenti anni, ma è ancora insufficiente: dai 7,9 posti del 2003 si è passati ai quasi 12 registrati lo scorso anno. Dato quest'ultimo che, tenendo conto di servizi e posti finanziati, ma non ancora attivi a marzo 2007, sale a 21,8, fino ad arrivare a 26 posti se si escludono dal conteggio i figli delle donne che non lavorano e si considerano soltanto quelli delle mamme occupate, di età compresa tra 6 e 36 mesi. Di segno opposto, invece, la situazione dei servizi e dei posti disponibili nelle scuole d'infanzia per bambini fra 3 e 5 anni: dalla ricerca emerge come la copertura assicurata da anni sia totale e così sarà nel 2010 con ulteriori 7 mila posti disponibili, corrispondenti a circa un centinaio di nuove scuole d'infanzia o ad un ampliamento delle attuali.
Ma il problema restano gli asili nido la cui crescita è inadeguata. "C'è troppa distanza - spiega Franca Porto, segretaria generale Cisl del Veneto - tra l'incremento dell'occupazione femminile in regione e la lentezza di crescita dei servizi alla prima infanzia. Una situazione inammissibile che il sindacato deve segnalare e rispetto a cui deve intervenire per rendere le donne libere di scegliere se fare o meno figli. Essere una regione all'avanguardia - ha aggiunto Porto - non significa soltanto produrre, ma anche essere capaci di riconoscere le caratteristiche dei soggetti che costituiscono la forza lavoro e di dare loro concrete risposte. Intendiamo perciò - ha concluso - negoziare con aziende, Regione, comuni per aumentare i servizi necessari, fare in modo che il welfare individui una priorità di spesa che tenga conto di queste necessità in modo che il 1° Maggio possa divenire a pieno titolo, oltre che la festa dei lavoratori, anche quella delle lavoratrici".
E la ricerca effettuata dalla Cisl ha pure evidenziato come l'infanzia veneta rappresenti appieno la realtà multietnica della popolazione presente in regione. Nel 2005 i 9.400 nati da almeno uno o da entrambi i genitori stranieri coprono la riduzione dei nati da genitori italiani, pari a -800 bimbi, e contribuiscono all'aumento delle nascite, registrato nel 2007 rispetto al 2002, in misura pari a 2.700 neonati. Ed ancora dai dati raccolti emerge come la presenza dei bambini nati da entrambi i genitori stranieri nei servizi per la prima infanzia era, nel 2006, dell'8,2\% del totale degli iscritti, percentuale che nelle scuole per piccoli tra 3 e 5 anni scende a 7,5.
Caterina Colucci