Riorganizzare le forze di polizia: la difficile strada delle soluzioni semplici

Giovedì, 05 dicembre 2013

(di Franca Porto e Silvano Filippi) L’allarme di qualche settimana fa sulla carenza di forze dell’ordine in Veneto (ma anche in Italia) è già passato in batteria e non perché si sta facendo qualcosa per risolverlo: è che, al momento, non fa più notizia. Sarebbe giusto però che la questione venisse affrontata seriamente.

Da parte nostra (ri)mettiamo in campo alcune proposte che ci sembrano molto semplici (e quindi difficili da realizzare).

La prima è quella di riorganizzare il mastodontico apparato di polizia italiano, costituito da ben cinque diverse forze (più la Guardia Costiera) per un totale di oltre 330 mila divise.

Tutti possono immaginare quando si risparmierebbe se si riducessero ad esempio a due. Certamente avremmo molti alti gradi in meno e più personale in prima linea, sul territorio. Impossibile? Altri Paesi europei l’hanno già fatto. Altri non hanno mai avuto tanti Corpi.

Ma già da ora, con l’attuale frammentazione delle forze, si può (si deve) razionalizzare la gestione del personale e delle risorse. Ad esempio chiudendo tutte quelle postazioni locali (stazioni dei CC, commissariati, ecc.) che, visto il numero degli operatori presenti, sono per forza improduttive. Nella nostra regione non sono poche ma “disperdono” comunque molto personale.

Aggiungiamo: oltre che a farci spendere un sacco di soldi in più (attrezzature, locali, personale, ecc.) e a complicare a volte l’azione di soccorso, a cosa servono tanti numeri di pronto intervento?

La seconda: dare alle divise ciò che delle divise e non altro. Ad esempio gran parte della intricata e ipertrofica normativa sulla immigrazione, oltre che semplificata e ricondotta a livelli di civile rapporto tra Stato e immigrato, potrebbe essere affidata alla amministrazione locale. Per il Veneto, questa sola riforma, libererebbe dalla pastoie della burocrazia più di 300 agenti della Polizia di Stato: il 10% delle forze disponibili. Per la Toscana magari più personale per controllare le forme di schiavitù sul lavoro che sono all’origine della strage di lavoratori cinesi a Prato.

E che dire di procedere alla informatizzazione completa dell’attività? O qualcuno pensa ancora che computer ed internet non debbano essere lo strumento di lavoro quotidiano degli operatori di polizia? E ancora: è proprio necessario impegnare migliaia di poliziotti e militari per presidiare in modo fisso i seggi elettorali?

Come si vede sono tutti interventi a costo zero o comunque molto limitato in grado di produrre una molteplicità di effetti positivi. A tempi brevi permettono risparmi di cassa, nell’immediato recuperano risorse umane ed organizzative spendibili sul fronte della sicurezza, della lotta alla criminalità (quella vera) e all’evasione fiscale.

Non avremo così numericamente più poliziotti, carabinieri, finanzieri, forestali, vigili urbani, ecc. Potremo contare invece su forze più efficienti, persone valorizzate nel loro lavoro e quindi anche più motivate.

Certamente per procedere su questa strada è necessario che chi guida il Paese, a Roma come nelle comunità locali, abbia la volontà ed il coraggio di fare i conti con interessi consolidati, con particolarismi anacronistici (vedi l’opposizione alla abolizione delle province), con i tanti sotto poteri dello Stato. Ne più e ne meno di quello che serve per fare qualsiasi altra vera riforma. Per questo sappiamo che non sarà facile fare queste scelte semplici.

Franca Porto Segretaria Cisl Veneto

Silvano Filippi Segretario Siulp Veneto