L'Europa torna

Mercoledì, 16 novembre 2011

L’incarico di governo affidato dalla mano autorevole del Presidente Napolitano a Mario Monti, così come auspicato ed esplicitamente richiesto dalle Parti Sociali, segna il ritorno dell’Europa nel nostro Paese. Un ritorno politico e culturale dopo anni in cui, da riferimento solido ed autorevole per il nostro presente e, soprattutto, per il nostro futuro, l’Unione è stata dipinta come una fastidiosa imbragatura che limitava la nostra libertà economica, sociale, politica. Peggio ancora l’Euro: da moneta unica per viaggiare nel mondo in prima classe a unica causa di tutti i nostri mali. L’avventura antieuropeista è però finita come sappiamo e altro non poteva essere.

La Cisl non teme questo ritorno dell’Europa, che arrivi con la lettera dei compiti da svolgere, con la figura di Monti, con la BCE che acquista il nostro debito. Sappiamo che il rigore europeo è associato alla equità sociale. Sappiamo anche che le sue regole, comprese quelle più costrittive, sono diventate grandi opportunità: dove e quando le abbiamo giocate bene, come in Veneto, ne abbiamo tratto enormi vantaggi, sia sotto il profilo dello sviluppo economico che della crescita sociale.

L’Italia è uno dei grandi costruttori di questa Unione. Chi la vede come un estraneo, a cui dobbiamo a forza consegnare le chiavi di casa, dichiara, lui sì, la sua estraneità alla nostra storia recente. Se è un veneto peggio ancora: dimentica anche il contributo delle nostre genti alla riappacificazione e alla integrazione dei popoli che fanno fondato l’Unione dopo due guerre mondiali. Se saniamo i nostri conti pubblici, se torniamo a crescere, come un Paese che è in grado di fare tanto in poco tempo, allora saremo noi a rientrare a pieno titolo nell’Unione, nella grande casa che abbiamo realizzato per viverci assieme agli altri e non per vederla da fuori, accampati in giardino.

Con ciò non intendiamo addolcire i sacrifici a cui saremo chiamati. Abbiamo chiesto ancora ad agosto rigore ed equità, riduzione del debito e crescita. Le stesse cose continuiamo a chiederle alla Regione e agli enti locali. Il governo dimissionario ci ha risposto con misure incoerenti ed inefficaci. Dal Veneto sono arrivati finora segnali intermittenti e ci aspettiamo molto di più nelle prossime settimane perché si stanno determinando delle condizioni eccezionali per le Parti Sociali e ancor più per chi ci amministra, dalla Regione ai Comuni.

La tregua del conflitto politico nazionale sull’azione del governo può infatti permetterci di fare anche in Veneto scelte innovative e forti perché supportate da un ampio consenso e non intralciate dalle necessità del differenziarsi a priori. Sanità, welfare sul lavoro, infrastrutture, costi della politica, fisco locale possono trovare una nuova e migliore coniugazione negli obiettivi della crescita e dell’equità anche grazie al lievito del federalismo e della concertazione con le Parti sociali.

Proprio a queste ultime tocca dare i primi segnali di svolta, rompendo gli indugi e facendo pesare una propositiva rappresentanza comune. Così facendo possiamo a dare una mano al Veneto per tornare ad essere un grande protagonista dell’Europa. Non ci si può candidare ad essere la capitale europea della cultura senza essere almeno un grande luogo della cultura europea. Cultura europea che non è (solo) cattedratici e radici remote ma movimento tra i più vivi, innovativi e produttori di progresso umano e materiale. Non facciamo che anche il richiamarsi nel nuovo Statuto per ben 11 volte all’Unione Europea sia una svista.

Franca Porto

Segretaria Cisl Veneto