Covid-19. FNS Cisl: più tutele nelle carceri venete

Mercoledì, 15 aprile 2020

“Se un operatore carcerario si contagia, il rischio che il carcere dove lavora possa trasformarsi in un ‘focolaio Covid-19’ è concreto”.

Stefano Pegoraro spiega così la richiesta di maggiori tutele nei confronti degli agenti penitenziari.

Il segretario della federazione regionale dei lavoratori della sicurezza, FNS Cisl Veneto, sollecita l’apertura di un Reparto Protetto presso l’Ospedale di Padova dove ospitare in sicurezza i detenuti in attesa di essere visitati, evitando così il contatto con altre persone nelle sale di attesa del Pronto Soccorso, così come era stato assicurato già l’anno scorso dall’Assessore ai Servizi Sociali Lanzarin e dal dottor Nava, dirigente della Unità Operativa Sanità di Padova.

Pegoraro ricorda come alcune misure di sicurezza siano state già adottate: tende pre-triage all’entrata di alcuni istituti per la misurazione della temperatura corporea al personale montante in servizio, dispositivi di protezione individuale distribuiti in tutti gli istituti e un protocollo, per i nuovi arrestati, che prevede quarantena e valutazione da parte di una commissione medica prima dell’inserimento con gli altri detenuti. Tuttavia, questi provvedimenti non sono sufficienti.

“Per la popolazione reclusa, costretta a condividere spazi ristretti a causa del sovraffollamento, il distanziamento sociale è, nei fatti, impossibile”, spiega infatti Pegoraro, sottolineando che in Veneto si contano 9 istituti penitenziari con 1.942 posti disponibili ma ben 2.633 detenuti (di cui 133 donne) e circa 1.700 agenti penitenziari. Ecco perchè va ridotto il numeri dei detenuti favorendo misure alternative come la detenzione domiciliare. Infine un appello al Governo: che vengano riconosciute agli agenti penitenziari (così come ai Vigili del Fuoco) contagiati da Covid-19 le tutele dell’infortunio sul lavoro così come disposto per le altre categorie di lavoratori che, per il tipo di attività svolta, sono particolarmente a rischio contagio.