Radici e futuro: il Veneto di Cisl che crede nel coraggio della partecipazione

Mercoledì, 23 luglio 2025

L’editoriale del segretario generale Massimiliano Paglini all’indomani del Congresso nazionale di Cisl, che ha visto la partecipazione di oltre cento delegati e delegate dal Veneto.

C’è un filo rosso che da gennaio a luglio ha attraversato assemblee, dibattiti, incontri nei luoghi di lavoro, fino a esplodere nel XIV Congresso regionale di Cisl Veneto dello scorso maggio. È il filo di una storia viva fatta di persone che hanno scritto pagine fondamentali del sindacalismo riformista italiano, e che ancora oggi sono per noi esempio di coraggio e visione.

Lo si è ribadito anche nel corso del Congresso nazionale appena concluso, durante il quale è stato ricordato con fermezza che Cisl non è nata ieri e non ricorre mai a scorciatoie. Settantacinque anni di battaglie, spesso in solitudine, hanno scolpito un’identità forte e un sindacato che non ha paura di andare controvento. Tuttavia troppo spesso, dentro e fuori al mondo Cisl, questa memoria si smarrisce: ma senza memoria e senza consapevolezza delle proprie radici non può esserci forza e capacità di futuro.

Tra i temi che hanno fatto discutere e appassionare al Congresso nazionale dei giorni scorsi c’è anche quello della formazione del gruppo dirigente: non un dettaglio tecnico, ma la spina dorsale di un sindacato che vuole restare credibile. “Un cislino non è un ripetitore di slogan”, ha evidenziato la Segretaria generale nella sua relazione a sottolineare che un cislino è colui che è capace di prendere la responsabilità di scelte che cambiano e migliorano la vita delle persone.

All’orizzonte per noi pure la sfida dei giovani che chiedono verità, coerenza, contenuti solidi e credibili. E allora bisogna andare ad incontrarli nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei circoli, nelle associazioni di volontariato... Serve parlare la loro lingua, trasmettere loro una proposta vera, appassionarli a “fare sindacato” e appassionarli di Cisl.

E ancora, è emerso come sia necessario investire in competenze, innovazione e ricerca, e difendere l’industria – compresa quella della difesa –, perché significa difendere il lavoro, il welfare e con essi la democrazia. Solo così si guida il cambiamento e si costruisce futuro.

Al centro anche la scuola inclusiva, la gestione intelligente dei flussi migratori, la lotta all’evasione, il rilancio dell’industria europea. A fondamento, sempre, una parola chiave: partecipazione, non un concetto astratto, ma la fibra che tiene insieme coesione sociale, sostenibilità, sicurezza nel lavoro e crescita economica.

Nel dibattito congressuale ha trovato inoltre spazio il tema cruciale del sistema sociosanitario nella convinzione che servano servizi territoriali più vicini alle persone, capaci di rispondere ai bisogni di una popolazione che invecchia e che chiede cure e assistenza dignitose. Gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) vanno sostenuti e potenziati, così da renderli luoghi di reale integrazione tra welfare pubblico, privato sociale e comunità locali. Investire sugli ATS significa garantire equità, continuità e presa in carico, facendo sentire ogni cittadino parte di una rete che non lo lascia solo.  Solo così il territorio diventa cura e la comunità diventa risposta.

Dopo mesi di cammino, Cisl Veneto esce dal Congresso nazionale con una certezza: il futuro non aspetta. Sono necessari il coraggio della partecipazione, la forza delle radici, la voglia di esserci e di costruire. E noi vogliamo essere motore e guida della crescita, dello sviluppo e del futuro del lavoro e dei diritti. Perché quando cresce il Veneto, cresce il Paese intero.

Ancor più per tutto quanto emerso a Roma, allora, pensare al nostro territorio – che è cuore manifatturiero e laboratorio sociale –, ci fa ulteriormente convinti di questo: il Veneto deve credere in sé stesso senza chiudersi. Bisogna ripensare il sistema delle piccole imprese, puntare su infrastrutture e servizi, affrontare la questione casa con coraggio, favorendo sinergie tra pubblico e privato, potenziare il nostro sistema sociosanitario,... L’autonomia in tutto questo? Non un privilegio per pochi, ma un patto di responsabilità verso l’Italia intera.