Vuvuzela silenti

Sabato, 03 luglio 2010

All'inizio della partita il loro suono monotono è tanto assordante quanto fastidioso. Poi, con l'andare della partita, sempre meno ci si rende conto che questo suono intenso continua, ininterrotto. Alla fine non le si sente quasi più: l'abitudine rende silente anche il chiasso.

Ci vengono così in mente i lavoratori che in Veneto hanno perso il lavoro in questi 18 mesi di crisi. Erano, all'inizio di quest'anno più di 70 mila, e continuano a crescere, aggiungendosi a quei giovani che, affacciandosi al mercato del lavoro, non trovano un posto. Da soli potrebbero quindi riempire un grande stadio (che in Veneto non c'è e non ci sarà, visto come si è conclusa la vicenda Olimpiadi 2020).

Per queste vuvuzela in carne ed ossa, il suono inteso della disoccupazione si protrae sempre di più nel tempo, anche dopo che hanno consumato il fiato dei sussidi sociali. Le diverse indennità che soccorrono il lavoratore che perde il lavoro sono state ben allungate grazie agli accordi sindacali con i governi (quelle di disoccupazione con Prodi, quelle di mobilità con Berlusconi) ma sono, improvvisamente, diventate insufficienti di fronte ad una crisi occupazionale che non dà segno di fermarsi.

Eppure, dopo il grande rumore che ogni licenziamento, ogni ora di Cig, ogni crisi aziendale, facevano all'inizio del campionato mondiale "Crisi vs Lavoro" sembra essersi ora attutito. Come se il crescente esercito dei disoccupati in Veneto (che ci sta riportando ai livelli di occupazione, e, più ancora di reddito, di troppi anni fa) non destasse più grandi attenzioni, ne della politica ne della cronaca. I numeri esorbitanti della Cig (nei primi 5 mesi del 2010 hanno raggiunto il valore che si ottiene sommando quelli del quadriennio 2005-2008: oltre 50 milioni di ore) non fischiano più di tanto sulle orecchie di chi dovrebbe preoccuparsene.

Senza intenzioni polemiche aggiungiamo che ci si muove a rilento anche in quel tavolo regionale dove, lo scorso anno, si sono battuti tutti i record nei tempi di concertazione e messa in opera degli ammortizzatori sociali in deroga .

Non vorremmo che nella nostra regione qualcuno pensasse che il tutto si risolverà con l'abitudine che rende ciechi e, in questo caso, sordi. Magari portando l'attenzione su altri giochi per oscurare e mettere il silenziatore a questa partita. Magari solo per il fatto che, per la squadra Lavoro, tifano soprattutto giovani, donne ed immigrati: le forze che hanno costituito quella parte flessibile dell'occupazione veneta su cui ha poggiato la crescita della economia regionale degli ultimi 10 anni, nonostante la progressiva perdita di produttività in molti settori.

La crisi è alle spalle, è stato sentenziato da chi ne ha riconosciuto l'esistenza non prima di qualche settimana fa (altrimenti perché la manovra, rude ma necessaria, di Tremonti sui conti pubblici?).
Per le nostre vuvuzela però la crisi, i goal subiti dal lavoro, sono ancora la dominante del prossimo futuro ma la partita non è finita e non è accettabile nemmeno l'idea che debbano tornarsene a casa da sconfitti.
Per ricordarcelo serve forse che alzino il volume del loro monotono, assordante, intenso e anche fastidioso suono?

Franca Porto
Segretaria Generale Cisl Veneto

Franca Porto