Tangenti MOSE: in Veneto cambiare carte, gioco (e molti giocatori)

Giovedì, 12 giugno 2014

L’inchiesta giudiziaria sul MOSE ha aperto uno squarcio su una storia (il termine non è a caso) di corruzione e concussione così grave che sembra dare ragione ai più qualunquistici luoghi comuni.

Fatto salvo il principio che ogni accusa e singola responsabilità va provata, quello che sta emergendo, giorno dopo giorno, è che una molteplicità di persone che rappresentavano le massime istituzioni locali, gli organi di controllo dello Stato e la politica hanno usato per anni, senza alcun limite o condizionamento etico, il denaro pubblico a fini di arricchimento o di potere personale.

A Venezia si è andati ben oltre al binomio corruttivo imprenditore-politico per giungere ad un consolidato grumo che comprendeva anche magistrati, uomini in divisa, alti funzionari dello Stato che, oltre alla spartizione illegale dei finanziamenti pubblici, aveva costituito attorno a se, con il sistema delle donazioni, un cerchio ancora più ampio di beneficiari in grado di produrre consenso se non il plauso per una generosità fatta con i soldi della collettività.

E non è finita qui: stanno già venendo alla luce altri giri di tangenti e la cerchia degli indagati è destinata al allargarsi così come la sana ondata di sdegno tra i cittadini e che potrebbe trasformarsi in una ulteriore pericolosa frattura con le istituzioni e la politica.

Non si può infatti sottovalutare (la seconda tornata delle amministrative ne è in qualche modo la prova) quanto dirompente possa essere per l’opinione pubblica scoprire che tutto ciò è avvenuto anche durante questa difficile fase di crisi che ha tolto occupazione, reddito e anche la vita stessa a molti lavoratori ed imprenditori.

Come sindacato e ancor più come sindacato del Veneto non possiamo quindi esimerci dal dire la nostra, anzi: è necessario ed urgente intervenire con valutazioni e proposte forti e chiare da presentare nei luoghi di lavoro, tra gli iscritti e ai media.

In primo luogo una condanna senza se e senza ma di questa versione 2.0 di Tangentopoli.

La corruzione politica, l’uso privatistico del denaro pubblico, l’inquinamento della concussione tra gli alti gradi Pubblica Amministrazione, oltre che bruciare risorse finanziarie sempre più scarse e preziose offrono una immagine poco edificante del nostro Paese, specie per chi vuole investirvi con serietà d’intenti e attira invece malaffare ed approfittatori.

Dobbiamo anche pretendere che governo e Parlamento rispondano con determinazione ed urgenza a due esigenze: rendere più pesanti le pene per chi ruba denaro pubblico (bene il “Daspo” a vita per i politici) pretendendo anche che si proceda alla confisca sistematica dei beni per i condannati, cambiare il sistema di affidamento delle opere pubbliche.

Questo secondo capitolo è il più difficile perché qualsiasi regola, sistema, procedura è facilmente aggirabile quando ladri e guardie si mettono d’accordo per spartirsi il bottino. Ma certamente non si possono affidare, fuori da ogni controllo, miliardi di euro ai privati.

Anche l’espulsione da Confindustria degli imprenditori rei sarebbe un buon segnale e ci aspettiamo che Squinzi proceda.

Infine, nonostante la oggettiva difficoltà del momento, sapendo anche di andare controcorrente dobbiamo continuare a sostenere il valore della politica e delle istituzioni democratiche che, ricordiamocelo, non hanno alternativa ma possono essere cambiate e migliorate.

Se quello della corruzione, della illegalità, dei circoli viziosi che vivono depredando la fatica dei più è oramai tornato ad essere un “mal comune” che affligge ogni regione d’Italia, mettendo fine ad ogni tentativo localistico del tirarsene fuori, la risposta del paese, della sua parte onesta della quale facciamo parte e rappresentanza, non può che essere quella di restare uniti e rafforzare la fiducia che ce la possiamo fare, anche questa volta.

Per noi veneti c’è un impegno speciale in più: ricostruire una parte importante della classe dirigente a cui affidiamo il governo delle nostre istituzioni locali e la rappresentanza nelle sedi nazionali. Aprire una alternanza anche nel governo della Regione Veneto, alternanza che gioverebbe alla trasparenza e ad evitare il consolidamento di poteri espliciti.

Sarebbe veramente scandaloso se non fossimo capaci di fare della tristissima vicenda MOSE una opportunità straordinaria per cambiare carte, gioco (e molti giocatori) in Veneto.