L’autunno ed il nostro 18

Venerdì, 17 ottobre 2014

Per il prossimo 18 ottobre, un sabato di questo caldo autunno, la Cisl porta in cento piazze d’Italia, comprese le principali del Veneto, quella che considera la prima emergenza nazionale: il lavoro. Non è una formula stancamente retorica ne una scelta facile da assumere.

Nel nostro Paese le emergenze non mancano. Comprese quelle che si ripetono con l’arrivo dell’autunno: nubifragi ed inondazioni che seppelliscono sotto il fango persone e cose, strade e case, affetti e beni materiali. Si ripetono per incuria, per il maltrattamento a cui è stato soggetto il territorio, la mancata realizzazione delle opere di salvaguardia (Genova parla per tutti). Siamo pienamente d’accordo con il Presidente del Consiglio quando afferma che le opere pubbliche danno più lavoro ai giudici che agli operai, così-aggiungiamo noi- il Paese affonda due volte: sotto il fango e sotto la disoccupazione.

L’emergenza lavoro (pesantissima nel settore delle Costruzioni) nasce anche da miliardi di euro di opere infrastrutturali, grandi e piccole, fermi, inutilizzati oppure consumati in tangenti e corruzioni o infine sperperati per realizzare interventi inutili o dannosi.

Sappiamo che anche il nostro Veneto, una delle regioni più sviluppate d’Europa, non fa eccezione. La crisi ci ha portato via oltre 90 mila posti di lavoro, in gran parte nel settore manifatturiero (metalmeccanica e costruzioni i comparti più colpiti) e sono oramai oltre 160 mila sono le persone in cerca di occupazione,una su cinque non supera i 24 anni. Gli ammortizzatori hanno contenuto le perdite che sarebbero altrimenti ben maggiori: dal 2009 ad oggi sono state consumate oltre 300 milioni di ore di Cassa Integrazione. Ma la durezza di questa crisi è meglio testimoniata da due fatti: per la prima volta, dopo gli anni del dopoguerra, in Veneto migliaia di persone soffrono una condizione di disoccupazione cronica perché non riescono a trovare un nuovo lavoro anche distanza di molti anni da quello perso e poi ogni 10 famiglie di lavoratori ce ne almeno una in cui uno o più suoi componenti sono disoccupati o in cassa integrazione.

In questa situazione, con l’economia che non da segni di ripresa, non possiamo perdere altro tempo attorno alle modifiche dell’art.18 che, in Veneto, tutela non più della metà dei lavoratori occupati. Garantito che la reintegra rimane in caso di licenziamento discriminatorio e disciplinare si deve procedere oltre. Il fatto è che senza lavoro, anzi: senza un buon lavoro, non c’è alcun diritto.

Ecco perché il nostro 18 porta due priorità: più lavoro e più buon lavoro, anche perché dal lavoro provengono le risorse necessarie a sostenere il welfare: dalla scuola al sistema previdenziale e pensionistico, dalla sanità all'assistenza.