E’ ancora tempo di 8 Marzo

Giovedì, 08 marzo 2012

Per le donne che lavorano, o chi il lavoro lo cercano, è ancora tempo di 8 Marzo. Non quello avvilito dalla pubblicità o da stanchi e noiosi festeggiamenti. Parliamo di quella Giornata Internazionale della donna, della donna lavoratrice, che non si consuma con un ramo di mimose ma è dedicata alle lotte e alle loro conquiste sociali come alle discriminazioni di cui sono fatte oggetto.

Questo 8 Marzo 2012 dovrebbe essere per le lavoratrici un punto di ripartenza verso nuove mete ed obiettivi. Lo impongono gli effetti della crisi sul lavoro ma anche i cambiamenti delle regole sociali messi in atto per far ripartire il Paese e la sua economia.

Le donne sono nel bel mezzo di questi cambiamenti. A partire da quelli che riguardano il sistema previdenziale, fattore essenziale del benessere sociale, individuale e collettivo, delle società moderne. Negli ultimi due anni quello che riguarda le donne è stato rivoluzionato e portato alle stesse regole degli uomini, compreso l’ulteriore innalzamento dell’età di pensione che, a regime, sarà la più alta d’Europa.

Un salto enorme, che coinvolge sia le lavoratrici del pubblico che del privato e che si aggiunge alla definitiva entrata in vigore del sistema contributivo (ad ognuno quando ha versato). Bisognerà lavorare più a lungo quindi per avere una buona pensione.

Il punto è: per le donne ci sono le stesse condizioni ed occasioni per poter salire tutti gli scalini che portano ad una vita dignitosa da pensionate? La risposta è negativa e non ha bisogno di grandi spiegazioni.

La crisi ha stoppato il percorso in avanti che le donne avevano compiuto nell’occupazione grazie allo sviluppo economico degli ultimi 30 anni. In Veneto ad esempio il tasso di occupazione, come il numero delle donne con un lavoro, era cresciuto notevolmente e sembrava veramente possibile raggiungere i livelli dei paesi europei più avanzanti come indicato dall’Unione Europea nella strategia di Lisbona.

Ma le vere preoccupazioni devono ancora venire. Sappiamo infatti che per molto tempo ancora sarà impensabile puntare nel lavoro pubblico come settore in grado di dare posti di lavoro specie per le donne (sono 2 ogni tre occupati), come pure è ineluttabile un ridimensionamento (o, nel migliore dei casi una stabilizzazione) dell’occupazione nel Sistema Moda, anch’esso a prevalente presenza femminile. Infine altri importanti settori occupazionali per le donne, come il commercio, i servizi alla persona ed il turismo sono fortemente legati alla crescita complessiva di un’area o di una Paese.

Le donne saranno quindi le prime vittime di una mancata crescita. Nello stesso tempo la crescita dovrà, perché ne siano anch’esse beneficiarie, comprendere non solo una piena parità di diritti e di tutele nel lavoro (tanto per cominciare impedendo le dimissioni in bianco) ma anche disponendo quei servizi sociali (dagli asili nido ai trasporti pubblici) che rendano possibile per le donne lavorare, lavorare tutte e lavorare più a lungo. Questi stessi servizi che possono dare a loro volta occupazione ad altre donne. Infine puntare sull’economia della conoscenza, la vera nuova frontiera sulla quale saranno le donne il fattore vincente.

Per non ritrovarci tra venti o trent’anni con questa parte della popolazione in condizioni di povertà non possiamo ancora chiedere alle donne di essere virtuose (casalinghe attente, mamme, lavoratrici, sempre in salute) ma pretendere che il Paese lo diventi. Le donne sapranno fare la loro parte.

Buon 8 Marzo al Veneto e all’Italia.