Disapprovare le scelte, non censurare le opere

Martedì, 25 gennaio 2011

Premesso che, a nostro parere, Battisti deve rientrare in Italia e scontare la sua pena per gli omicidi commessi e premesso che l'appello firmato da intellettuali e scrittori per la sua liberazione è, sempre a parer nostro, un brutto esempio della superficialità (o del semplicismo) con cui anche coloro che possiedono le armi critiche della cultura possono aderire a cause poco degne, diciamo però che né i loro libri né le loro idee possono subire alcuna censura. Alla superficialità (o al semplicismo) dannosa dei primi non si risponde con quella, ancora più pericolosa, di chi rappresenta le istituzioni, specie quando se ne vorrebbero usare, con assoluta discrezionalità, le prerogative.
Questo è il nostro pensiero. Non per il gusto della libertà per la libertà (che non è poi una brutta cosa) ma perché siamo convinti che le persone vanno invitare a leggere, a studiare ed a conoscere. Sempre. Anche i libri e le opere di chi ha commesso errori più o meno gravi nella sua vita, anche di chi ha scritto sostenendo idee o argomenti sbagliati e inaccettabili.
Per essere chiari e per giungere all'estremo di questo nostro pensiero: siamo d'accordo con Tullio De Mauro, linguista di fama mondiale, già ministro della Pubblica Istruzione, quando afferma "credo che una buona biblioteca debba contenere anche i testi di Hitler o dei razzisti più biechi". Ciò non significa che invece vanno combattute con forza idee razziste, perseguito per legge chi le pratica, ammonito duramente chi le sostiene.
Più ancora: chi governa, chi ha un'autorità, chi può operare con le leve del potere (più o meno grande) pubblico o privato, deve avere come impegno prioritario quello di promuovere la cultura, la conoscenza, la lettura dei libri. Perché la cultura non solo dà pane ma anche alimenta la coscienza delle persone, la loro capacità critica, la loro capacità di discernere e di praticare la libertà come un bene comune.
In tempi di tagli delle risorse per la Pubblica Istruzione, per la cultura, per le stesse celebrazioni della nascita del nostro Paese, non si può neppure pensare di togliere libri dalle biblioteche o di non farne leggere alcuni perché scritti da chi ha firmato (sbagliando) un appello.
Non è così che sosteniamo la candidatura del Veneto a capitale europea della cultura per il 2019. Questo modo di fare ci ricorda tanto quella amministrazione locale del padovano che, mentre si andava a perorare la causa delle Olimpiadi a Venezia, rifiutava il campo di calcio ad una squadra di romeni.
Da chi ha sottoscritto per la liberazione di un assassino ci aspettiamo un semplice "ho sbagliato". Da chi ne vorrebbe interdire le opere un più impegnativo "leggerò i vostri libri, magari per dire che non mi piacciono".
Battisti non deve fare altre vittime.

Franca Porto