Articolo Uno: il lavoro

Lunedì, 17 novembre 2014

Il titolo che abbiamo scelto per il primo incontro dei nostri quadri delegati con Annamaria Furlan non è casuale. “La bellezza del lavoro, come conquistarlo, come difenderlo” precisa in modo inequivocabile che il lavoro è l’Articolo Uno della nostra azione anche in Veneto.

La bellezza del lavoro sta nella sua capacità di dare dignità alle persone; al contrario, quando è precario, sfruttato o senza regole abbruttisce la persona. Per noi non si tratta solo di una dichiarazione di principio ma è il metro di misura con il quale vogliamo valutare i provvedimenti di legge del governo, l’azione amministrativa della Regione, gli accordi con gli imprenditori e le aziende. Dobbiamo farci sempre la stessa, semplice, domanda: questa legge, deliberazione, accordo, crea o difende lavoro “bello” ? Se la risposta è positiva allora va bene.

Ecco perché non siamo d’accordo con lo sciopero generale proclamato dalla Cgil oltretutto anche in modo unilaterale e senza confronto: una giornata di assenza dal lavoro non porterà alcun contributo al lavoro e all’occupazione. Sotto questo profilo guardiamo al Veneto la cui economia non è ancora uscita dal tunnel della crisi e l’unica notizia buona sul fronte occupazione è che si è “quasi” stoppata la perdita di posti di lavoro (siamo a meno 90mila rispetto al 2008). I sei anni consecutivi di crisi però pesano ed hanno accumulato debiti occupazionali non facilmente estinguibili.

Per la prima volta, dopo gli anni del secondo dopoguerra, nella nostra regione abbiamo a che fare con il fenomeno della disoccupazione cronica:migliaia di persone non riescono a trovare un nuovo lavoro a distanza di molti anni da quello perso, spesso hanno consumato tutti gli ammortizzatori sociali disponibili, compresi quelli in deroga.Accanto a loro i giovani che non riescono ad entrare nel cerchio del buon lavoro”. Molti decidono di emigrare all’estero. Tra questi numerosi sono i “nuovi italiani”, emigrati che si sono conquistati la cittadinanza italiana e che se ne vanno a lavorare in Germania, Svizzera e Regno Unito. E’ questa la strada imboccata da molti giovani laureati, specie dopo che si sono chiuse le porte delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione. Dunque il lavoro va conquistato: è il primo pensiero per 160mila veneti, uno su cinque non supera i 24 anni. Ma è anche il pensiero per decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione e così anche per quegli 80mila per i quali la precarietà è il pane quotidiano: collaboratori a progetto, occasionali, associati in partecipazione, pseudo partite IVA e poi l’esercito dei lavoratori temporanei.

Lo sciopero non aiuta a risolvere alcuno di questi problemi. Abbiamo invece bisogno di una azione costante, convinta e comune (anche con gli imprenditori) affinché la Legge di Stabilità e il Jobs Act si sostanzino in norme che favoriscono il buon lavoro. Il Presidente del Consiglio, parlando del nostro Paese, usa spesso il termine bellezza: deve valere anche per il lavoro”.