A proposito di NordEst ...

Mercoledì, 25 luglio 2007

A PROPOSITO DI NORDEST…

Dopo aver letto gli interventi sulla stampa locale di Stefano Miceli e Daniele Marini provo anch’io a dire alcune cose su questa nostra terra e su ciò che ci sta capitando.
Che siamo una terra di gente che lavora e che su questo ha costruito fortune e identità mi pare indiscutibile al punto che mi sento di pensare che oggi si cominci a dubitare dell’utilità e dell’efficacia della formula nord-est proprio perché il miracolo della rincorsa è finito. Ora siamo uno dei soggetti mondiali dell’economia e come gli altri che hanno raggiunto questo grado di sviluppo dobbiamo misurarci in questo contesto. Mi pare che il possibile corto circuito stia qui e si manifesti tutte le volte che ci pensiamo per come eravamo, quasi che non avessimo ancora avuto il tempo per capire cosa siamo diventati. Certo ci portiamo dietro tanto e i cambiamenti sono lenti o velocissimi a seconda dei casi, a volte producono sensibili miglioramenti, altre volte dolorose fratture, dure da assorbire per le persone e per il territorio. A volte sono successi altre fallimenti. E’ il progresso, procede così. Ed è anche una inevitabile e opportuna convivenza tra vecchio e nuovo.
Quello che mi preme sottolineare è la grande opportunità che abbiamo: stiamo bene e potremmo stare meglio affrontando consapevolmente i cambiamenti o più banalmente le conseguenze che portano. Per questo all’ingegno e agli investimenti che imprenditori e lavoratori mettono in campo bisogna affiancare l’azione di accompagnamento qualificata e qualificante che solo la politica può svolgere.

La politica che serve è quella delle buone pratiche, che amministra bene, che accompagna e facilita i processi. Che spiega le scelte, ascolta, dice e poi decide, attua le decisioni, realizza opere di pubblica utilità, unisce le persone in comunità di forme, natura e dimensioni rispondenti ai tempi e ai mutamenti. E poi serve una rinascita dei soggetti di rappresentanza del lavoro, rappresentativi del nuovo e orientati alla crescita di qualità, ma soprattutto capaci di esercitare la loro funzione di mediazione. Mediazione che includa, che riconosca che aiuti a recuperare senso e cittadinanza oltre che tutele sacrosante. C’è un Veneto che cresce ed è un Veneto interessante, ricco di opportunità, a mio parere migliore. Vediamo di non soffocarlo o di essere incapaci di riconoscerlo e di rappresentarlo.

Ha ragione Marini quando dice che non possiamo sostituire una identità con un'altra perchè oggi le identità sono molteplici, plurali e intrecciate; si contaminano e si confondono. Qui sta la criticità e la scommessa da vincere: siamo capaci di dare rappresentanza, rappresentanze, a tutto ciò?

Benvenuti nel presente e, soprattutto noi che ci occupiamo di rappresentanza, cerchiamo di viverci.
Anzi per dirlo alla vecchia maniera: cerchiamo di guadagnarci il diritto di viverci.
Franca Porto
Segretaria Generale