Faverin: un patto per la produttività anche nel Pubblico Impiego

Mercoledì, 26 settembre 2012

Giovanni Faverin, segretario nazionale della Federazione dei lavoratori della Pubblica Amministrazione della Cisl interverrà domani alla manifestazione organizzata dalla Cisl del Veneto su “Lavoro privato e lavoro pubblico, per uscire dalla crisi, produttività e crescita”. A Faverin abbiamo chiesto di anticiparci alcuni argomenti del suo intervento.Ne pubblichiamo una sintesi.

La produttività è la sfida del Paese. Lo è anche per il lavoro pubblico?

E’ una sfida alla quale non possiamo sottrarci, anche nel settore pubblico. Nel privato il governo ha aperto il confronto con le parti sociali riconoscendo, dopo mesi di dirigismo, che senza sindacati ed imprese si combina ben poco. Nel settore pubblico un processo analogo si sta costruendo ai margini dell’attenzione mediatica e tra non pochi ostacoli, ma con costanza e coerenza. Grazie soprattutto al nostro impegno come Cisl. Certo è inconcepibile e sbagliato pensare che il problema competitività si risolve abbassando i salari. Ci sono fattori di “sistema” che ci strozzano: prelievo fiscale, inadeguatezza delle infrastrutture, comprese in molti casi, quelle immateriali delle pubbliche amministrazioni.

Quali sono le ragioni di queste strozzature?

Certamente non possono essere addebitate ai “numeri” del pubblico impiego, alle piante organiche smisurate, agli stipendi faraonici su cui strumentalmente si è puntato il dito negli anni recenti.

 

E’ vero però che l’efficienza del nostro settore pubblico, non in tutti i casi e non dappertutto, non è da record dei primati…

L’efficienza del settore pubblico e la sua capacità di risposta nei confronti dell’utenza si perdono non perché i dipendenti pubblici sono troppi e troppo pagati, ma perché organizzazione del lavoro e ripartizione delle competenze tra i livelli amministrativi non sono più funzionali ai bisogni dei cittadini, delle imprese, dei territori. Perché non vi è sufficiente trasparenza né sulle modalità né sulle finalità con cui viene utilizzato il denaro pubblico, che troppo spesso sparisce per le vie tristemente note alla cronaca di questi giorni, anziché essere investito per ammodernare e potenziare il sistema dei servizi. Perché la sinergia tra pubblico e privato non di rado si configura nei termini opachi del clientelismo, non in quelli virtuosi della sussidiarietà e della cooperazione.

 

Professionalità, formazione, flessibilità, sono i termini che più ricorrono nella discussione sul lavoro. Si declinano anche nel pubblico impiego?

Perché c’è tuttora nel pubblico impiego (ma sopravvive anche nel privato) una riluttanza diffusa a considerare formazione, valorizzazione delle competenze e delle professionalità, innovazione organizzativa, flessibilità concordata, coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte aziendali non come orpelli, o peggio come costi e farragini aggiuntive per enti e aziende già in difficoltà, bensì come investimenti: investimenti in qualità del lavoro e qualità della spesa pubblica, in motivazione delle persone, e quindi in produttività. È a questa cultura ostile alla partecipazione perché refrattaria al vero cambiamento, che la Cisl oppone la sua visione del lavoro pubblico come valore pubblico e le sue proposte per realizzarla nella pratica, attraverso la contrattazione. 

Restiamo sul tema contrattazione. Quella che c’è nel pubblico impiego è sufficiente ad affrontare la sfida della competitività per come l’hai prima descritta?

Nel privato il nuovo modello contrattuale concordato tra sindacato e imprenditori e sottoscritto anche dal governo sta prendendo forma e, grazie al rafforzamento del ruolo della contrattazione aziendale, sta stringendo i legami tra aumento della produttività e aumento delle retribuzioni.  E nel pubblico? Occorre cambiare la contrattazione. Qualcuno sarà tentato di disarmare il coraggio, e di dire che almeno per il momento non c’è molto da sperare dato che la contrattazione è ferma fino al 2014. Ma non è così. Certo il blocco imposto a livello nazionale, oltre a penalizzare ingiustamente i lavoratori pubblici, ha tolto mezzi e fiato al processo di riforma, e questo lo abbiamo contestato forte e chiaro al governo precedente così come all’attuale. Ma nel contempo abbiamo lavorato per riaprire spazi negoziali preziosi, tavoli di confronto, vertenze. Per costruire gli strumenti e i luoghi dove accrescere il ruolo dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali. Ne parleremo in modo più approfondito all’appuntamento di Padova.