Intervista a Giovanni Faverin, Segretario nazionale Fp Cisl.
Faverin (FP CISL): serve partecipazione e contrattazione per riformare la PA
In occasione della prossima scadenza elettorale per il rinnovo delle RSU nel Pubblico Impiego (in Veneto sono interessati circa 108.000 lavoratori dipendenti degli enti locali , delle Asl , degli uffici periferici dello Stato e del Parastato e delle Agenzie pubbliche) la Funzione Pubblica della Cisl ha organizzato una assemblea dei delegati e candidati a Padova a cui interverrà il segretario nazionale della federazione, Giovanni Faverin. A Faverin in vista di questo evento abbiamo posto alcune domande sulla “azienda Pubblica Amministrazione” ed in particolare su alcuni recenti interventi legislativa che puntano ad una sua riorganizzazione.
Cominciamo dalla abolizione delle province. In Veneto le due (Vicenza e Treviso) in scadenza di mandato saranno commissariate ma molte sono le resistenze, anche trasversali. Quale è la tua opinione a proposito?
Il punto è che non serve un mero trasferimento di funzioni. Perchè questo significherebbe lasciare tutto invariato, o addirittura creare altri enti o società strumentali a cui affidare i servizi, senza abbattere la spesa improduttiva e rischiando una messa in mobilità indiscriminata dei lavoratori.
Il sistema delle autonomie deve essere rivisto proprio perché la duplicazione di funzioni e centri decisionali si è tradotta, negli anni, in una moltiplicazione dei centri di costo. Ma ogni progetto di riorganizzazione deve essere funzionale ad innalzare la qualità del servizio al cittadino, riqualificando la spesa e valorizzando il capitale umano. Il patrimonio professionale dei lavoratori deve essere considerato come un valore aggiunto imprescindibile.
Sul futuro delle province serve un percorso ragionato e condiviso, che parte da un rilancio del valore di prossimità territoriale rispetto alle domande delle persone, passa attraverso la divisione razionale tra i vari livelli territoriali delle competenze e delle responsabilità connesse, e culmina in una riorganizzazione complessiva del sistema istituzionale in grado di riallineare funzioni e risorse su un orizzonte temporale dei bisogni delle comunità dei prossimi 10 anni. In altre parole la revisione delle autonomie locali, iniziando da province e comuni, deve costituire l’occasione per discutere di come ridisegnare il sistema dei servizi, ridefinendo il ruolo delle regioni, ma anche accelerando sulle forme aggregate e consortili: aree vaste, unioni di comuni, consorzi di servizi.
Le norme della legge sulla semplificazione muovono su tre direttrici: responsabilizzazione dei dirigenti, sfoltimento delle procedure e informatizzazione del lavoro. Pensi sia la via giusta? E che sia “la volta buona” ?
Sulla responsabilizzazione dei dirigenti siamo pienamente d’accordo. Valutazione e trasparenza sono strumenti utili per riportare la gestione della pubblica amministrazione e della spesa pubblica a quello che deve essere il suo vero punto di riferimento, cioè i risultati, l’efficacia reale in rapporto agli obiettivi. Ma non devono valere solo per i dipendenti: ad essere valutato sulla base dei risultati deve essere anzitutto chi ha delle responsabilità amministrative e politiche nella gestione di un ente pubblico. Non si può premiare chi ha mandato in dissesto l’ente che gli era stato affidato e sprecato i soldi dei cittadini.
Quanto agli interventi sul versante della normativa e su quello delle tecnologie, sono benvenuti se servono ad avere procedure e strumenti di lavoro più snelli e veloci. Ma non bastano. Il lavoro delle pubbliche amministrazioni non lo fanno le leggi e l’informatica da sole: lo fanno anzitutto le persone, con le loro competenze professionali e la motivazione. Quindi è altrettanto importante, anzi di più, che l’organizzazione del lavoro metta le persone in grado di esprimersi al meglio nel proprio lavoro quotidiano. E sono la contrattazione e la partecipazione le leve da applicare per innovare l’organizzazione del lavoro negli enti pubblici e renderlo più efficiente e produttivo, oltre che più motivante e remunerativo per i lavoratori. Senza questa seconda gamba ogni riforma della Pa è destinata a camminare zoppa.
Veniamo ad un tema più scottante: la corruzione. Forum PA ha presentato i risultati di una ricerca condotta tra i dirigenti pubblici che ne hanno confermato una diffusa presenza ai “piani alti”. Una realtà che avvilisce anche l’immagine dei milioni di onesti. Che contributo può dare il sindacato nella lotta contro questo fenomeno?
Il sindacato deve essere pronto a denunciare ogni episodio non solo di corruzione, ma anche di cattivo uso delle risorse pubbliche. E’ vero, gli studi dimostrano che è sempre più grave il fenomeno della corruzione, così come c’è sempre meno interesse da parte della classe politica per come vengono spesi i soldi dei cittadini. Tanto che si può parlare di una vera e propria tassa immorale e occulta che i cittadini sono costretti a pagare loro malgrado. Un macigno che pesa sull’erario e che impedisce il corretto funzionamento delle amministrazioni. Per questo come Cisl Fp stiamo portando avanti una battaglia vigorosa sulla trasparenza: trasparenza dei bilanci, trasparenza delle spese e trasparenza come governo partecipato degli enti. Vogliamo veri e propri “piani per la trasparenza” da adottare in ogni ente, agenzia o azienda pubblica. Solo in questo mondo, infatti, mettendo in chiaro le procedure, le voci di bilancio, il modo di gestire le risorse economiche ed umane, si può realizzare il “controllo sociale” sulla spesa da parte di cittadini e lavoratori pubblici. E quindi contrastare efficacemente il fenomeno della corruzione e della maladministation.
Il processo federalista comporta un decentramento di poteri e quindi di affidamento di ulteriore “lavoro amministrativo” agli enti locali. Come si può conciliare questa esigenza con quella di mantenere i costi della PA entro limiti sempre più stretti?
Il decentramento dei poteri deve andare di pari passo con la responsabilizzazione dei livelli locali di governo. L’attuazione del federalismo sarà utile se riuscirà ad invertire la tendenza all’aumento della spesa pubblica. E a produrre nel sistema un risparmio di risorse e non un aggravio di tasse su lavoratori, pensionati e cittadini. Il processo non dovrà cioè limitarsi a spostare il baricentro della spesa dal centro alla periferia, ma dovrà realizzare un obiettivo più ambizioso: rilanciare la qualità della spesa e il miglioramento dei contri pubblici, collegandoli ad un deciso innalzamento dell’efficienza delle amministrazioni e dei servizi livellato sulle migliori pratiche esistenti. Noi siamo per un federalismo responsabile e solidale, ma serve un cambiamento di rotta anche sul modo di organizzare e gestire gli enti pubblici. Per questo la riforma federalista dovrà avvenire all’interno di un quadro in cui si intrecciano contrattazione, partecipazione, spending review, costi standard. Affinchè il nuovo assetto istituzionale riesca ad essere più vicino ai cittadini, meno costoso e più attento a valorizzare le professionalità dei lavoratori.