Per il Veneto è iniziato un doppio conto alla rovescia

Lunedì, 30 settembre 2013

Il primo riguarda la costituzione della Città Metropolitana di Venezia, il secondo la designazione della città destinataria di una quota dei fondi che l’UE ha disposto per aree metropolitane.

Sulla Città Metropolitana di Venezia sono poche, ma fondamentali, le cose certe.

La prima (che possiamo darla per “quasi” certa) è che, dopo 23 anni di attesa, una miriade di provvedimenti di legge applicativi ed il riconoscimento in Costituzione, si sta ora operando per la sua effettiva istituzione. Il “quasi” è d’obbligo visto che l’ultima parola spetta al Parlamento.

Il processo si è però messo in moto ed è strettamente collegato alla cancellazione delle Province, un treno che difficilmente si potrà fermare o deviare su un binario morto.

L’altre certezza è che la sua perimetrazione sarà come minimo quella dell’attuale Provincia di Venezia. Ma la novità è che gli amministratori di due altre importanti città limitrofe, Padova e Treviso, hanno dichiarato di volerne far parte. La Città Metropolitana di Venezia potrebbe così amministrare l’area cosiddetta “Patreve” dove vivono più della metà dei veneti.

Si tratterebbe indubbiamente di una svolta storica nel governo della nostra regione, ricca di potenzialità per il futuro di tutto il Veneto.

In contemporanea, ma qui sui tempi ed sui metodi decide Bruxelles, il governo italiano è chiamato a selezionare le città (non più di 20) che potranno beneficiare dei finanziamenti che l’Unione Europea ha reso disponibili per lo sviluppo urbano sostenibile. Il valore di queste assegnazioni è, nel caso dell’Italia, ben superiore al loro importo poiché si tratta di soldi non soggetti al patto di stabilità e che vanno direttamente nelle casse delle città prescelte. Questa scelta è imminente e passa per due ministeri gestiti da persone competenti quali Del Rio e Trigilia.

Aggiungiamo anche che, sempre in Veneto, è in corso un fitto colloquio tra altre città, come ad esempio Verona, Vicenza e Rovigo, per trovare intese utili a meglio amministrare il territorio e per poter partecipare alla distribuzione delle risorse comunitarie. Qualcosa sembra muoversi anche tra i Comuni minori che devono affrontare due questioni: come coordinarsi una volta cancellate le Province, come unirsi per gestire i servizi. Anche in questo caso è partito (e speriamo non si fermi) un conto alla rovescia.

A Palazzo Balbi e a Palazzo Ferro Fini sembra invece che il tempo sia fermo.

Il Consiglio Regionale è impegnato nel niente istituzionale (il referendum per l’indipendenza del Veneto), la Giunta sta alla finestra. Come se su queste scelte che incideranno profondamente nel futuro della nostra regione nulla avessero da dire le istituzioni della Regione del Veneto. Noi riteniamo invece serve un maggiore coinvolgimento istituzionale e sociale. Proponiamo quindi al Presidente Zaia di convocare su questi temi, con urgenza, attorno ad un unico tavolo di discussione le rappresentanze istituzionali locali interessate e le Parti Sociali regionali. Affinché si faccia chiarezza e distinzione tra le diverse questioni, si assumano indirizzi comuni sulle principali, si proceda con speditezza su quelle più urgenti.

Proseguiamo sulla strada del federalismo responsabile.