L’incredibile realtà dei fatti sindacali

Lunedì, 13 febbraio 2012

La giornata organizzata dalla Fim Cisl del Veneto sul tema della contrattazione (“il mestiere della contrattazione”) ha avuto il grande merito di avvicinare l’immagine di quella che è l’azione primaria del sindacato alla sua dimensione reale. Perché, è indubbio, che oramai vi sono due dimensioni del sindacalismo italiano: quella reale, che la si trova nei luoghi di lavoro, nella quotidianità del suo fare, e quella che si rappresenta come astrazione, spesso amplificata dai media. La diversità tra le due è oggi abissale, e fa la differenza.

E’ bastata una ricognizione sul cosa e come il sindacato contratta nel settore produttivo industriale (il metalmeccanico, in Veneto ma anche in Italia dove più forte è la sua presenza organizzata  e più complessa la sua rappresentanza) per rivelare quanto poco i vincoli dell’ideologismo ne influenzino l’azione e quanto invece la concretezza sia la vera politica della prassi sindacale.

Questo “realismo” sindacale, che oltretutto non riguarda solo la Fim, la Cisl ed il Veneto, è tutt’altro che un volare basso rispetto ad ideali alti, ne tanto meno espressione di debolezza. Nel pieno di una crisi economica (ma anche delle rappresentanze in senso ampio) il sindacato dei metalmeccanici veneti ha inanellato dal 2009 oltre 1.500 accordi per tutelare l’occupazione e ridurre al minimo i danni dei licenziamenti, anche inventandosi strumenti nuovi che preludono alla riforma del welfare sul lavoro che si sta discutendo a Roma. Sempre nello stesso periodo ha concluso centinaia di altri contratti aziendali che hanno avuto al loro centro lo scambio tra competitività e miglioramento delle condizioni di lavoro.

Ne è risultato che il cosiddetto “modello Fiat Marchionne” è superfluo nelle aziende metalmeccaniche venete (ma così è anche nella gran parte del manifatturiero) sindacalizzate.

E’ forse l’effetto di un moderatismo del sindacalismo veneto? Tutto il contrario: è il risultato della determinazione con cui questo sindacalismo pratica quella via della partecipazione tra lavoro e capitale, unica grande risorsa per lo sviluppo nelle mani (non completamente) dei lavoratori e delle imprese.

Con la stessa determinazione, lo stesso realismo, lo stesso rifiuto delle fumisterie ideologiche da parte di tutti si dovrebbero affrontare anche i temi della riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali. Anche in questo caso la Cisl ci sta mettendo la sua faccia.

Sappiamo che con noi ci sta quella gran parte dei sindacalisti e dei delegati aziendali che, indipendentemente dalla sigla di appartenenza, sanno come il vero collante tra lavoratori e le loro organizzazioni è la concretezza del fare. Nei posti di lavoro, nelle fabbriche, specie quando il vento della crisi spazza via le certezze e incrina le speranze delle persone, il sindacalismo che prevale è questo.

Quello che vocifera, che strilla, che proclama piace molto ai media, fa notizia, spesso tiene banco nelle televisioni, ma non paga.