Crisi: promemoria per i 581 Comuni del Veneto

Venerdì, 09 gennaio 2009

Comuni e crisi: il rapporto è, emblematicamente, paradossale.

Nelle comunità locali si vivono infatti gli aspetti più drammatici delle crisi e così sarà anche per quella in corso: famiglie in difficoltà, sfratti, disagio sociale, nuovi poveri, disoccupati, emarginazioni e quanto succede di conseguenza.

Il Comune diventa così contemporaneamente l'ultima istanza e la più vicina. L'istituzione dove più le difficoltà individuali o familiari diventano casi con nome e cognome, vicende che si possono presentare e non solo moduli da compilare.

Il paradosso sta nel fatto che, tra tutte le istituzioni pubbliche, i Comuni sono forse quelli che meno contano nel sistema del welfare e più difficoltà hanno ad adottare misure ed iniziative di protezione sociale, anche in caso di crisi.

Questa sproporzione tra bisogni che si presentano e disponibilità di risorse e spazi per dare risposte efficaci è determinata da diversi fattori: il centralismo (statale o regionale) che caratterizza gran parte del nostro welfare, la scarsità delle risorse economiche disponibili a livello periferico, la frammentazione delle autonomie locali che disperde energie e limita l'azione sociale. Infine, diciamocelo, a volta manca anche la capacità di pensare, progettare, mettere in opera ed amministrare adeguate politiche di welfare.

Anche per i Comuni, i loro amministratori, le loro rappresentanze politiche e sociali, la crisi può quindi evolversi come uno tsunami che sconvolge la comunità locale frantumandone la coesione e ampliandone i contrasti ed i conflitti oppure diventare una occasione, certamente non facile, per cambiare in meglio il sistema locale delle protezioni sociali.

Sappiamo quanto siano sensibili gli amministratori locali in questa materia: i Comuni veneti dispongono di una vasta rete di servizi e di assistenze verso le fasce più deboli delle proprie comunità. In considerazione di quanto potrà accadere nel corso del 2009 abbiamo quindi già chiesto che le risorse per il sociale disponibili per il 2009 vengano incrementate così come venga potenziata la negoziazione locale con le rappresentanze sindacali e sociali.

Dagli amministratori in carica ci aspettiamo anche una più forte capacità non solo di reclamare spazi, risorse e competenze dallo Stato e dalla Regione ma anche di utilizzare nel modo migliore possibile, sui criteri di solidarietà e responsabilità, quegli spazi e quelle risorse che sono già oggi disponibili mettendo fine a facili (e, come minimo, inutili) demagogie che giocano tra lo scaricabarile e la discriminazione sociale.

Torniamo a ripeterlo: il buon federalismo lo si deve da subito, dall'oggi e quindi da modo con cui si affrontano le difficoltà, anche sociali, della crisi.
Usando le parole del Presidente della Repubblica: "Facciamo della crisi un'occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità che si sono determinate nei redditi e nelle condizioni di vita ; per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente; per elevare, a favore dei figli delle famiglie più modeste, le possibilità di istruzione fin dai primi anni e di ascesa nella scala sociale.".

Veneto crisi