Luigi Sbarra: intervista sul Testo Unico per la Rappresentanza

Giovedì, 27 febbraio 2014

Il segretario nazionale della Cisl, Luigi Sbarra, ha partecipato oggi inqualità di relatore all'attivo dei delegati di Cgil Cisl Uil del Veneto sul tema della rappresentanza. Nell'occasione ha risposto alle nostre domande.

Luigi, la necessità di darsi nuove regole di rappresentanza è stata all’ordine del giorno della discussione sindacale da anni (l’ultimo accordo è del 2011). Poi il protocollo di maggio 2013 seguito a distanza di pochi mesi la sottoscrizione del Testo Unico. Cosa ha determinato questa accelerazione e che peso ha avuto la vicenda Fiat?

Il primo momento di maturazione di una proposta unitaria sulle regole della rappresentanza è costituito dalla piattaforma unitaria che CGIL CISL UIL approvarono nel maggio del 2008 per affrontare l’adeguamento del sistema di relazioni industriali rimasto fermo all’accordo del 23 luglio 1993. l’esigenza di una modernizzazione della struttura contrattuale e della rappresentanza era ben presente a prescindere dal caso FIAT. Quest’ultimo ha giocato sicuramente un ruolo anche in virtù del grande impatto mediatico suscitato. Il tema dell’importanza della contrattazione rispetto alle strategie d’impresa in merito di investimenti e localizzazioni produttive è per noi della CISL  ben chiaro. Il caso FIAT lo ha reso evidente per tutti. L’accordo del 10 gennaio sul Testo Unico rappresenta la conclusione logica e naturale di un percorso teso a costruire un sistema di relazioni industriali moderno, affidabile ed in grado di dare fiducia a chi vuole investire.

La regola che sorregge tutto il sistema è quella che a decidere è unica: quello della maggioranza (50%+ 1). Vengono conteggiati però due soggetti diversi: gli iscritti da una parte, gli elettori dall’altra. Un compromesso tra le diverse posizioni storiche di Cisl e Cgil?

Più che un compromesso è una sintesi equilibrata ma anche naturale del pluralismo culturale che caratterizza il sindacato italiano. Il valore dell'iscritto è per la CISL fondamentale e fondante ma non si può certo dire che non sia un dato importante anche per la CGIL. Allo stesso modo l'idea di rappresentanza generale del lavoro della CGIL non fa certo venire meno la nostra attenzione per chi va a votare per le RSU. Del resto il meccanismo elettorale su liste col metodo proporzionale rafforza il connotato associativo, così come la nuova norma del “cambio casacca” che prevede la decadenza di un delegato che – eletto nelle liste di un'organizzazione – trasmigra iscrivendosi ad un altro sindacato.

Nuova rappresentanza e contrattazione nazionale: ci sono i presupposti per non ripetere le esperienze conflittuali degli ultimi contratti dei metalmeccanici?

L'accordo non può risolvere meccanicamente il problema. Di sicuro crea una rete normativa, procedurale (e anche di orientamento  culturale) che favorisce i percorsi unitari. Si prevede un impegno preciso a non promuovere azioni di contrasto rispetto alle regole del Testo Unico. A questo punto per le regole interne che caratterizzano le organizzazioni sindacali si dovrebbe ritenere che chi non le rispetta si pone al di fuori della propria organizzazione.

Nuova rappresentanza  e contrattazione aziendale. La Cisl ha molto insistito sulla devoluzione di prerogative contrattuali nazionali verso il cosiddetto secondo livello, fino a trovare la quadra con l’accordo sulla riforma degli assetti contrattuali del 2009. Nel Testo Unico si allarga lo spazio che le RSU hanno in materia di contrattazione. Siamo alla chiusura del cerchio?

Gli accordi  del 28 giugno 2011, del 31 maggio 2013 e lo stesso Testo Unico non trattano solo di regole per la rappresentanza ma recuperano in estrema sintesi i contenuti dell'accordo del 2009 sul nuovo modello contrattuale, non firmato dalla CGIL ma, di fatto, punto di riferimento per la quasi totalità dei rinnovi contrattuali. Tra i punti salienti c'è proprio il maggior peso attribuito non solo alle RSU, ma alla contrattazione di secondo livello in generale, con l'affermazione del ruolo delle federazioni  di categoria. La stessa regolamentazione delle “intese modificative” va nella direzione di questo potenziamento della contrattazione aziendale e territoriale come strumento fondamentale per gestire le situazioni di crisi e per favorire lo sviluppo economico e sociale attraverso la produttività, la competitività e la valorizzazione del lavoro.

Per operare con la nuova rappresentanza il sindacato deve innanzitutto farsi “pesare” nella sua rappresentatività. Pensi che questa fase, anche complesso, richiederˆ molto tempo per essere portata a termine?

Dopo l'accordo del 31 maggio, che aveva completato il quadro sul piano della definizione dei principi, CGIL CISL UIL hanno tentato di imprimere maggior velocità al negoziato con Confindustria per definire tutte le parti attuative e rendere operative le nuove regole. L'accordo sul Testo Unico ha richiesto tempo per le resistenze di Confindustria mentre il versante sindacale aveva maturato una posizione comune ed ha avuto una tenuta unitaria al tavolo. L'accordo del 10 gennaio contiene già diverse indicazioni operative in merito alla raccolta dei dati ed alle funzioni che dovranno esercitare INPS e CNEL. La definizione delle relative convenzioni è, quindi, in qualche modo, già delineata e sono stati anche avviati i primi contatti. Contiamo di poter rendere operativo il nuovo impianto a partire dal prossimo anno.

Rimane in predicato il tema, un tempo ostile, della regolamentazione per legge dei sindacati. Cosa ne pensa oggi la Cisl?

Il Testo Unico rappresenta un vero e proprio ordinamento delle regole della rappresentanza e della validazione della contrattazione collettiva ai vari livelli. Ciò  è in piena rispondenza rispetto al dettato costituzionale che prevede l'autonoma determinazione delle parti sociali e, quindi, il Testo Unico  assume - esso stesso - una valenza di tipo costituzionale.  In questo senso l'accordo del 10 gennaio riassume in se – sia sul piano del profilo costituzionale che di quello del merito delle regole – tutta la normativa atta a regolare la rappresentanza, la rappresentatività e le norme per la validazione dei contratti. Tutto ciò rende sostanzialmente inutile un intervento legislativo che potrebbe anzi, risultare addirittura poco opportuno e vanificare gli sforzi di sintesi di CGIL CISL e UIL. Un accordo sulle regole della rappresentanza autonomamente realizzato dalle parti sociali può, addirittura, risultare più autorevole ed efficace di un intervento di legge.