La prof spezzata: l’esperienza di Denise Pugliaris, insegnante precaria

Venerdì, 11 settembre 2009
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Che sia una prof lo si capisce dal modo con cui ti racconta la sua storia, come se fosse una breve lezione, con voce strutturata che sale di tono appena un poco quando rimarca, per farsi capire meglio, quelle che sono le cose più ingiuste che le sono capitate.

Denise viene da quella parte provincia di Siracusa dove dominano le raffinerie, Augusta, città natale e Priolo, dove ha insegnato per la prima volta. E' in Veneto da 11 anni.

"Con quello finito a giugno scorso sono 13 gli anni di insegnamento che ho fatto. Ma il numero non mi ha portato fortuna e ora sono disoccupata, sbattuta fuori dalla scuola e senza una reale prospettiva di rientrarvi in un periodo di crisi del lavoro- spiega così la sua attuale situazione Denise. Una dei milletrecento lavoratori precari della scuola tagliati, quest'anno dalla malariforma Gelmini.

Il lavoratore precario della scuola è una figura del tutto speciale e la vicenda professionale della prof Pugliaris la rappresenta in modo emblematico. Nei 13 anni passati ad insegnare Storia e Filosofia ha lavorato, oltre che in quattro istituti della Sicilia, in tutti i Licei della provincia di Venezia - ad eccezione per quello di San Donà di Piave- precisa, più in altri due istituti turistici. Incarichi annuali con orario pieno o ridotto, di solito a cominciare da gennaio, ad anno scolastico iniziato, in sostituzione dei colleghi. " Sono stata ferma solo un giro, nel 2003, perché non c'erano posti- ricorda- però tutti gli altri anni sono sempre riuscita a fare i fatidici 12 punti (il punteggio massimo per la scalata della graduatoria, ndr). L'ultimo anno è stato particolarmente faticoso: ho insegnato contemporaneamente in tre diversi Licei, uno a Venezia Centro Storico, l'altro a Mestre e l'altro ancora a Mirano; tre contratti di lavoro e due buste paga per arrivare a 12 ore di insegnamento settimanale, 800 euro di stipendio al mese".

Alla domanda "perché ora sei a casa?" lei dettaglia: "la riforma Gelmini ha tagliato molti posti di lavoro nelle scuole primarie (le elementari) e così gli insegnanti che potevano farlo si sono spostati verso le Secondarie (medie inferiori e superiori) che già a loro volta dovevano ridurre i posti. Risultato: tutto occupato, non c'è più spazio per noi precari, che si abbia 13 , 15 o 20 anni di servizio nella scuola. Ci sono colleghi che sono a casa dopo quasi venti anni di insegnamento e con quasi 50 anni di età".

La prof, laureata in Filosofia, ci tiene però a concludere la sua intervista con una precisazione:- Non trovo giusto che ci venga pagata l'indennità di disoccupazione punto e basta. La scuola ha bisogno di personale, docenti compresi, allora perché pagarci per tenerci a casa. Piuttosto ci facciamo lavorare ma non come sembra ci proponga il governo, una dichiarazione di disponibilità per fare supplenze da una settimana o 15 giorni. Così non si fa didattica, non si fa qualità nell'insegnamento. Io ne sono qualcosa, già nelle supplenze lunghe le prime settimane se ne vanno per sincronizzare studenti e docente, figurarsi in quelle "mordi e fuggi".

C'è dell'amaro nelle ultime battute di Denise:"in pratica ho lavorato 13 anni, saltando da città in città, scuola in scuola, per avere il punteggio necessario ad avere un vero lavoro, più che per avere un effettivo stipendio e ora mi trovo, come tanti altri colleghi, a guardare le scuole da fuori".

Pesa, e si capisce, il "game over" alla nostra prof spezzata nel lavoro, nella carriera e un po' anche nelle speranze per il futuro.

Dolo (Venezia) 10 settembre 2009

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