Turismo veneto: persi migliaia di posti di lavoro, ma da gennaio stop a blocco licenziamenti

Lunedì, 24 gennaio 2022

Il settore del turismo in Veneto continua a versare in una situazione di forte criticità a causa della crisi provocata dalla pandemia ma, a partire dal primo gennaio 2022, non si può più usufruire del blocco dei licenziamenti né della cassa integrazione in deroga.

È la denuncia dei Segretari generali di Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs Uil Veneto, Giovanni Battista Comiati, Cecilia de’ Pantz e Luigino Boscaro, che rivolgono un appello alle istituzioni regionali e nazionali.

“Poco, troppo poco, anche in questo periodo di pandemia e di varianti – dichiarano - si parla dei milioni di lavoratori della filiera del turismo, della ristorazione e della cultura, centinaia di migliaia solo in Veneto. Tra i primi a dover fare i conti con la crisi, tra i più colpiti, gli ultimi ad uscirne. Migliaia di posti di lavoro persi (circa 20.000 solo nel 2020 nella nostra regione) – annunciano i sindacati - anni ininterrotti di ammortizzatori sociali e un lavoro che, quando tornerà, sarà con ogni probabilità diverso da come era. Come, nel bene e nel male, tratti diversi avrà anche il nostro turismo”.

“In una situazione che continua ad essere di forte difficoltà per il settore, a partire dalle città d’arte – proseguono Comiati, de’ Pantz e Boscaro - tutele che dovrebbero essere garantite ai lavoratori del turismo, tra cui ammortizzatori sociali in deroga e blocco dei licenziamenti, dal 1° gennaio non ci sono più. E così già in questi giorni – è l’allarme lanciato dai sindacalisti - sta accadendo quel che era più prevedibile: il licenziamento di tantissime lavoratrici e lavoratori da parte di diverse imprese che hanno preso a pretesto l’emergenza per attuare ristrutturazioni selvagge”.

“Ma non c’è solo il tema della gestione della crisi e della necessità di definire misure adeguate per la filiera nel suo complesso – concludono Fisascat, Filcams e Uiltucs Veneto – ‘in gioco’ ci sono innanzitutto la ripresa e le prospettive del settore: è soprattutto di questo – concludono - che riteniamo ne debbano discutere, scontando già del ritardo, Governo, Regione e Parti sociali”.

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