Referendum Trivelle. Chi non ha perso e chi non ha vinto

Lunedì, 18 aprile 2016

Il referendum Trivelle sarà archiviato tra quelli a cui gli italiani, veneti compresi, hanno voltato le spalle, e non per indifferenza. Si è trattato invece di una scelta -tutto sommato prevedibile- sulla quale hanno ben poco influito gli inviti alla astensione. Ha pesato invece l’inconsistenza sostanziale del quesito.

Chiedere a quasi 51 milioni di persone di decidere se l’estrazione di idrocarburi dal mare deve cessare quando si conclude la concessione governativa oppure quando si esaurisce il giacimento ci è sembrato - evidentemente non solo a noi- una domanda “lunare”.

Non ha perso quindi la democrazia partecipata, piuttosto non ha vinto il referendarismo facile e strumentale.

A poco è servito il richiamo alle grandi questioni ambientali come argomento per motivare l’abrogazione del“terzo periodo del comma 17 dell’art. 6 del Dlgs… “.

Il tema è troppo importante e va dunque affrontato, discusso e portato anche alla valutazione diretta dei cittadini in modo esplicito e chiaro.

Non ha vinto quindi chi gli ha tolto dignità e non hanno perso coloro che amano le bellezze ambientali del nostro Paese.

Non ha vinto nemmeno chi voleva fare un unico fascio, da bruciare con un voto, della tecnologia, delle competenze scientifiche e professionali, delle capacità imprenditoriali e del lavoro che l’Italia, paese privo di materie prime energetiche, è riuscita comunque a costruirsi. Un patrimonio che non può essere eliminato, pena la sudditanza da altri e dai loro interessi e nuova disoccupazione.

Non ha perso certamente chi crede fermamente che il nostro futuro energetico sta nell’energia pulita pur sapendo che non basta una croce su una scheda per traguardare questo risultato. Non ha vinto invece chi ha, pretestuosamente, mescolato le indagini della magistratura in Basilicata su presunte violazioni delle norme ambientali nella estrazione di petroli con le concessioni per l’estrazione di gas naturale completamente inattive al largo delle coste venete.

Infine non ha vinto chi sperava di mettere in difficoltà il governo in carica. Non ha perso perciò chi pensa che un governo in carica va sostenuto o combattuto, consolidato o rimosso in modo trasparente e con gli strumenti previsti dall’ordinamento repubblicano, non con i sotterfugi.

Per concludere: ieri, gli elettori italiani, veneti compresi, hanno deciso che le aziende con concessioni per l’estrazione di idrocarburi da piattaforme attive entro le 12 miglia dalla nostra costa potranno continuare ad operare fino all’esaurimento del giacimento. Tutto qua? Nient’altro? Sì: questo è tutto. Pare poco? Forse. Perché i concessionari per continuare a sfruttare i giacimenti e mantenere l’occupazione collegata devono anche fare grossi investimenti: scelta per la quale noi, come sindacato, continueremo a batterci.