Infortuni sul lavoro: in Veneto serve una alleanza trasversale

Mercoledì, 16 maggio 2018

I drammatici fatti di questi giorni hanno riportato in prima pagina il tema della sicurezza sul lavoro. Una questione molto seria che deve trovare risposte che vadano ben oltre la, giusta, protesta.

Serve invece aggiustare sempre più il tiro nell’azione di prevenzione che il sindacato, ma anche le imprese, in Veneto stanno portando avanti da decenni, ottenendo risultati significativi che non possono essere sottaciuti o dimenticati nemmeno in occasione di eventi terribili come quelli delle Acciaierie di Padova.

I numeri (che in questo caso sono fondamentali perché rappresentano persone e vite) confermano infatti come negli ultimi 10 anni, nella nostra regione, gli infortuni sul lavoro per cause di lavoro (escludendo cioè quelli occorsi in itinere) sono in diminuzione, mentre sono rimasti nella sostanza stabili i casi mortali: circa 50 all’anno. Ancora tanti, anzi, come meglio dirò più avanti, troppi.

L’agenda della lotta per tutela della vita di chi lavora non può quindi essere dettata solo dagli eventi (e dalla loro risonanza, che più è alta più è utile) ma da una strategia di azione efficace negli effetti.

La conoscenza, scientifica, del fenomeno è quindi indispensabile. A questo proposito ci viene in aiuto l’analisi molto approfondita dei casi che da anni viene svolta dall’Assessorato alla Sanità della Regione su dati Spisal aggiornati.

I report del Programma Epidemiologia Occupazionale ci dicono dove e in che modo avvengono gli infortuni mortali e anche chi sono le vittime. Se li consideriamo con la dovuta attenzione  potremo sapere, ad esempio che, in media, il 40% dei morti sono coltivatori diretti, artigiani e piccoli imprenditori, che l’agricoltura (in proporzione agli addetti) è il settore più pericoloso per l’incolumità fisica di chi lavora.

Evidenziano anche che nel settore industriale è già possibile puntare all’obiettivo “morti zero”. Le informazioni, nel dettaglio, indicano infatti che il fronte di guerra passa per le imprese che operano nelle manutenzioni in appalto, le fonderie e l’uso di mezzi di movimentazione (es. muletti).

Sono questi gli ambiti del lavoro industriale, assieme a quello delle costruzioni e nelle campagne (dove la battaglia è più complessa e difficile anche perché la mancanza di sicurezza tende agguati mortali sia ai lavoratori dipendenti che autonomi) sui quali vanno accesi nuovi e più potenti fari per la prevenzione e quindi la sensibilizzazione, la formazione, il controllo e il rispetto delle regole.

La sicurezza sul lavoro deve essere però, sempre di più, una cultura sociale pervasiva, una forma mentis con cui ci si approccia al lavoro, specie quello che di per sé è pericoloso.

Ecco perché abbiamo chiesto, ed ottenuto, dalla Regione Veneto, un tavolo operativo nel quale siedano anche, oltre alle istituzioni preposte e le imprese, anche le rappresentanze dei lavoratori autonomi con cui condividiamo i lutti. 

Solo una alleanza per la sicurezza, trasversale tanto quanto lo sono per occupazione e ruolo sociale le vittime, può farci fare ulteriori, indispensabili, passi in avanti in questa guerra per la vita.

E per ogni passo in avanti ottenuto deve fare sempre più scandalo ogni altro caso di operaio, coltivatore, artigiano, italiano o immigrato, che perde la vita.

Questa è una guerra che, se si vince, si vince con e per tutti.