Legge di Bilancio 2019. Per il Veneto i conti non tornano

Mercoledì, 06 febbraio 2019

In Veneto la coalizione che oggi governa l’Italia ha ricevuto, il 4 marzo scorso, il voto di quasi 7 elettori su 10. Una consenso amplissimo che ha portato un robusta rappresentanza veneta in molti ministeri: un buon presupposto per attendersi risposte forti alle attese di questa parte d’Italia.
Purtroppo una lettura attenta e non partigiana dei provvedimenti del Governo Conte, compresa la legge di Bilancio 2019, ci porta a dire che di queste risposte non c’è traccia: i conti per il Veneto non tornano.
A partire da quelli sull’occupazione.
Gli ultimi dati regionali ci confermano che servono nuovi provvedimenti per aggiustare il tiro del decreto dignità, pena la perdita di posti di lavoro preziosi anche se a termine. Anche i tagli alle risorse sull’Alternanza scuola lavoro, e sulla formazione per la sicurezza sono in controtendenza rispetto al lavoro di concertazione svolto in Veneto e quindi vanno rimediati.
Non possiamo illuderci poi, che i 120mila possibili pensionati veneti con Quota 100 nel prossimo triennio vengano automaticamente tutti sostituiti, ma anche nella migliore delle ipotesi non avremo un posto di lavoro in più. Molto più probabile invece un effetto negativo sugli organici dei sistemi scolastico e socio-sanitario, già afflitti da carenza di personale qualificato e specializzato. Allarme anche nel sistema automotive in conseguenza alla ecotassa che penalizza l’auto made in Italy.
Ancora più sbilanciato tra promesse e fatti concreti il conto sulla infrastrutturazione tecnologica e logistica del territorio. Per avvilire l’economia veneta basta poco: ostacolare il libero e rapido scambio delle merci (ma anche dei lavoratori). Lo fecero già gli Austroungarici per punire il Veneto unitario, semplicemente, non facendo nuove opere.
Infine parliamo anche di reddito spendibile.
La mancata rivalutazione delle pensioni rende indisponibili circa 300 milioni di euro in tre anni. Nello stesso arco di tempo almeno altri 350 milioni saranno prelevati dagli enti locali per compensare le minori entrate causate anche dalla riduzione della base imponibile conseguente alla introduzione della flat tax per particolari fasce di contribuenti (in alternativa, meno servizi).
Un prelievo che andrà a pesare sui consumi interni e che, solo in minima parte, sarà compensato dai sussidi di Reddito di Cittadinanza che ricadranno tra le Dolomiti ed il Polesine.
Infine: se già oggi non tornano, non è difficile immaginare come andranno i conti nei prossimi mesi se non fermiamo il nemico che abbiamo alle porte: quella recessione, che, come nel 2008, chi ci governa non vuole o non è capace di riconoscere.
Gli eletti al Parlamento dal Veneto non possono non ricordare ciò che è successo nei 7 anni di crisi che ha imperversato anche nella nostra pur forte regione. Ascoltino le ragioni dei 10mila lavoratori e pensionati veneti che manifesteranno sabato prossimo a Roma. Rappresentano anche i loro elettori.