Lavorare meno, lavorare meglio. Diamo il via a sperimentazioni dal basso.

Mercoledì, 08 marzo 2023

Settimana corta e riduzioni d’orario. Potrebbe sembrare un paradosso parlarne in un momento nel quale molte imprese e molte pubbliche amministrazioni denunciano quanto sia difficile per loro reperire disponibilità di lavoratrici e lavoratori, e operano sotto organico.

E invece la rimodulazione delle modalità e degli orari di lavoro potrebbe essere davvero una risposta alla ricerca di competenze e professionalità.

In questi anni, dopo la pandemia, abbiamo assistito a un cambiamento radicale nella cultura del lavoro delle persone. Lo testimonia il fenomeno delle “grandi dimissioni”, che ha visto solo in Veneto lo scorso anno quasi 200mila persone lasciare il proprio lavoro per sceglierne un altro. Le motivazioni di tali scelte, secondo gli osservatori del fenomeno, non sono da attribuire esclusivamente alla ricerca di remunerazioni più elevate (sebbene questo sia un fattore motivante fondamentale), ma anche alla ricerca di situazioni/esperienze lavorative più gratificanti sul piano relazionale e dei contenuti, e maggiormente in grado di favorire un bilanciamento della vita professionale con quella privata, personale e familiare.

Un’occupazione che chieda un minore impegno in termini di giornate o di ore lavorate sarebbe quindi davvero più attrattiva e motivante per molte persone alla ricerca di un nuovo senso del lavoro.

La transizione tecnologica in corso consentirebbe inoltre, per molte attività professionali, di raggiungere una produttività incrementale in grado di finanziare la riduzione di orario, permettendo quindi di non penalizzare la retribuzione. Molte attività, a valle delle trasformazioni tecnologiche e organizzative avvenute nell’ultimo decennio, non sono infatti più misurabili meramente con il numero delle ore lavorate, ma sono valorizzabili sulla base degli obiettivi raggiunti o dei processi presidiati.

Così, dopo essere stato destrutturato il luogo di lavoro – con fenomeni come quelli del lavoro agile, o a distanza, e delle piattaforme –, ora è messo in discussione il concetto di tempo lavorato come unica misura della retribuzione, e quindi di valutazione del valore stesso del lavoro.

Si tratta di una sfida epocale che il sindacato vuole affrontare.  E infatti la transizione a orari e modalità organizzative diverse, secondo Cisl, deve avvenire con meccanismi di contrattazione aziendale, costruendo dal basso le soluzioni e le sperimentazioni, con la partecipazione attiva e protagonista delle lavoratrici e dei lavoratori: la settimana corta non si attua per decreto, insomma.

Anche in Veneto ci sono le condizioni per avviare delle sperimentazioni che, sulla scorta di quanto avvenuto in altri paesi europei, possono migliorare la qualità del lavoro e insieme la produttività e la competitività delle imprese.

Il sindacato è pronto. E questa, per le imprese venete, è in sé una vera sfida al cambiamento e all’innovazione che può permettere al sistema territorio di tornare a essere trainante nel Paese, indicando la strada giusta per mettere insieme sviluppo e benessere delle persone.

Gianfranco Refosco

Segretario generale Cisl Veneto