L’autonomia non si fa in tre

Lunedì, 13 novembre 2017

Il Consiglio Regionale del Veneto è convocato già domani per approvare il Disegno di legge nr. 43, predisposto dalla Giunta Regionale del Veneto. Le Parti Sociali, i Comuni e la Città Metropolitana sono stati ascoltati en passant.
Utilizzando il disposto costituzionale (artt. 71 e 121) Palazzo Ferro Fini intende così presentare al Parlamento, Camera e Senato, una proposta di legge per ottenere “il riconoscimento di ulteriori e specifiche forme di autonomia , in attuazione dell’art.116 della Costituzione”.
Il pdl seguirà il normale iter legislativo: dalla assegnazione alle Commissioni competerti (quasi tutte visti i contenuti del testo) alla discussione in sede di Assemblea. Il tutto nel contesto di una legislatura che volge al termine.
E’ una via diversa da quella scelta dalle altre due regioni che invocano “maggior autonomia”, Lombardia ed Emilia-Romagna che infatti hanno scelto di aprire direttamente il negoziato con il governo (la prima con referendum) e poi andare in Parlamento con un provvedimento di legge.
Un’altra grande differenza sta nei contenuti nei quali si articola la richiesta di maggior autonomia.
La Regione del Veneto si presenta con un testo di proposta di legge, vincolata dalla approvazione del Consiglio Regionale (come nel caso del referendum del 22 ottobre) che elenca in 61 articoli le competenze che si vogliono ottenere, 23 in totale. Tre su materie oggi di competenza esclusiva dello Stato: le norme generali sull'istruzione; la tutela dell'ambiente, ecosistema e beni culturali; l'organizzazione delle giustizia di pace. Le altre 20 sono tutte quelle dove oggi vale la competenza concorrente. A ciò si aggiunge anche un conto preventivo dei costi della devoluzione: i 9 decimi di tutte le tasse raccolte in Veneto (Irpef, Ires e Iva).
Un modo, anche dichiarato, per arrivare alle stesse condizioni della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Lombardia ed Emilia-Romagna hanno invece scelto la via di una trattativa più flessibile, non vincolata nel mandato, senza indicare a priori cifre.
Quali delle due diverse scelte otterrà, se otterrà, i migliori risultati concreti?
Difficile a dirlo. Da più parti si sottolinea che, con le prossime elezioni politiche e quindi il cambio di legislatura, tutto quel poco o tanto che sarà possibile fare nei pochi mesi rimasti andrà azzerato.
Fu così anche nelle precedenti puntate, indipendentemente dalle maggioranze parlamentari e dai governi insediati.
Al momento abbiamo due certezze.
La prima è che le 20 entità locali che compongono la Repubblica, godono di una significativa autonomia, comprese quelle che non sono regolate da uno statuto speciale. Una autonomia che permette ad ogni singolo consiglio regionale di percorrere strade legislative e istituzionali diverse, anche molto diverse, per ottenere più autonomia.
La seconda è che ogni regione ha scelto una strada diversa; evidentemente una strada che non si fa in tre, ma ognuno per sè: altrimenti che autonomia sarebbe?