Legge intercettazioni più tagli . Ovvero: la condanna a morte della Polizia

Lunedì, 05 luglio 2010
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Nelle ricorrenti dichiarazioni degli esponenti governativi il presupposto fondativo della nuova legge in tema di intercettazioni, il cui nuovo testo è già stato votato al Senato ed è in attesa di essere approvato alla Camera (se, come e quando ancora non si sa, e le baruffe trasversali tra i partiti della maggioranza acuiscono le incertezze), sarebbe la necessità di tutelare, per quanto più è possibile, la riservatezza delle persone fino alla definizione del processo. Basta però una lettura appena superficiale per capire che questo provvedimento, una volta che sarà entrato in vigore, produrrà devastanti conseguenze.
E non solo in ordine alla limitazione, se non proprio all'azzeramento, del diritto alla libera informazione. Vi è infatti un profilo quantomeno altrettanto preoccupante che è stato ingiustamente considerato di secondaria importanza. La libertà di cronaca, quand'anche venissero stralciate tutte le parti che nell'attuale stesura la comprimono, rischierebbe di risultare inutile, posto che la legge, più che all'informazione, mette il bavaglio alle indagini. E dunque ci sarebbe in ogni caso ben poco da raccontare.
Senza scendere nel dettaglio tecnico, basti spiegare che si prevede una durata massima delle intercettazioni di 75 giorni, peraltro con pesantissimi aggravi procedimentali rispetto alla vigente disciplina dei quali davvero non si sentiva l'esigenza. Dopo di che potranno essere concesse proroghe di tre giorni in tre giorni, ed ognuna di queste proroghe avrà bisogno di più firme di controllo di quelle che servono per l'approvazione della legge di bilancio.
Se si pensa che in genere le intercettazioni - telefoniche e ambientali, cioè quelle operate con le cosiddette cimici - per le indagini più complesse durano anche anni, ben si comprende come, se entrasse in vigore la nuova normativa, decorsi i 75 giorni iniziali occorrerebbe mettere al lavoro senza soluzione di continuità almeno: 1) un ufficiale di Polizia Giudiziaria, il quale dovrà, sulla scorta di quanto emerso dalle intercettazioni, provvedere alla richiesta di proroga; 2) un Pubblico Ministero, il quale dovrà inoltrare la richiesta di proroga al Tribunale; 3) il Tribunale che in composizione di collegio formato da tre giudici dovrà convalidare la richiesta di proroga. E tutto questo sempre che nei tre giorni precedenti vi siano stati progressi nelle indagini da giustificare l'emissione di un provvedimento di proroga. Se cioè gli indagati in quei tre giorni non hanno parlato di cose significative ai fini delle indagini, allora non sussisteranno elementi per prorogare le indagini.
Chi lavora nel settore sa benissimo che questo significherà, nella sostanza, la definitiva demolizione del sistema di prevenzione e repressione dei reati, e in particolare di quelli più gravi. Nelle indagini per spaccio di stupefacenti occorrono mesi solo per riuscire a capire il "linguaggio" adoperato dagli indagati, per riuscire ad individuare la composizione del reticolo di relazioni che gli stessi intrattengono, per capire cioè l'effettiva consistenza dell'attività criminale posta in essere. E lo stesso dicasi per la ricerca di pericolosi latitanti, per il traffico internazionali di esseri umani, per la ricerca dei "tesori nascosti" da bancarottieri.
Vale a dire che con la nuova legge non sarebbe stato possibile scovare i vari Riina e Provenzano, la pinacoteca miliardaria di Tanzi, come pure non sarebbero stati scoperti i movimenti di capitali dei cosiddetti "furbetti del quartierino" e la fraudolenta attività di primari istituti di credito.
Ed allora, se tutto questo è vero, la domanda che si pone un operatore delle Forze di Polizia quale io sono è: che cosa centra la tutela della riservatezza con gli insuperabili vincoli che impediranno di fatto l'esecuzione delle indagini? Si voleva dunque proteggere l'intima sfera soggettiva estranea a contesti giudiziariamente rilevanti, o si voleva depotenziare l'azione degli investigatori? Le stesse domande che, in un vibrante intervento, ha pubblicamente posto il Presidente della Camera FINI agitando le acque tutto tranne che tranquille della maggioranza che sostiene il Governo.
Ma io soggiungo: quanto hanno pesato in queste scelte scellerate la serie di incredibili coinvolgimenti di uomini di spicco del Governo e della maggioranza che lo sostiene negli affari sporchi legati agli appalti per i lavori della protezione civile, o la scoperta degli allegri ed imbarazzanti convegni privati del Presidente del Consiglio?
Domande che, stante il tenore delle riflessioni che precedono, sono palesemente retoriche. Non è invece retorico concludere con una non meno preoccupata e preoccupante considerazione che prende le mosse da un altro testo normativo al vaglio delle Camere.
Con la nuova legge finanziaria si prevedono ulteriori tagli al bilancio del Ministero dell'Interno e più in generale ai fondi per la gestione delle infrastrutture logistiche delle Forze di polizia. In altri termini la combinazione fra la legge sulle intercettazioni e quella sull'assestamento del bilancio per un verso priverà gli investigatori di indispensabili strumenti normativi per perseguire i criminali, e per l'altro li priverà delle risorse vitali per far funzionare un apparato ed un organico già ridotto allo stremo da anni di sconsiderati tagli.
Il Siulp lo ha più volte dichiarato: non è con la politica dei tagli che si risolvono i problemi, ma con quella dei risparmi e della lotta agli sprechi. La manovra finanziaria è pari a circa 21 miliardi di euro. La stessa somma che il nostro Paese spende per le 670 mila auto blu che pongono l'Italia al primo posto assoluto a livello mondiale. Il fatto che gli Stati Uniti siano al secondo posto con 76 mila auto blu, cioè quasi un decimo delle nostre, pare un dato tanto eloquente, quanto inquietante. E quello delle auto blu non è che il riscontro più evidente e vergognoso, ma purtroppo non è certo l'unico esempio che può essere portato per spiegare le inaccettabili derive della spesa pubblica.
La sensazione che dunque se ne ricava è che in filigrana a questa serie di provvedimenti vi sia un malcelato disegno finalizzato a rendere inefficace la scomoda azione delle Forze di Polizia e della Magistratura. C'è davvero di che essere preoccupati.

Silvano Filippi - Segretario Regionale Siulp

Siulp, ospite