Tutele incerte per lavoratori precari: serve la riforma

Martedì, 09 giugno 2009

"Va colta oggi l'occasione per una riforma organica e rigorosa, che razionalizzi l'insieme degli ammortizzatori sociali esistenti e ne renda più universali i trattamenti" - E' uno dei passaggi chiave delle Considerazioni finali del Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, presentate pochi giorni fa.
Una indicazione con la quale siamo in totale sintonia: da tempo sosteniamo questa proposta che incarna una filosofia sulla quale ci riconosciamo: fare della crisi l'occasione di realizzare alcune grandi riforme, innestando così un percorso virtuoso: riforme per uscire dalla crisi, uscire dalla crisi con un sistema economico e sociale più avanzato, diventare meno aggredibili dalle crisi.

Come Cisl del Veneto abbiamo detto anche qualche cosa di più: che questo nuovo welfare, quello della flessicurezza, venga sperimentato da subito nella nostra regione rivedendo, a questo scopo, la nuova legge regionale sul mercato del lavoro.

Le argomentazioni di Draghi sono diventate oggetto di polemica, specie le stime sui lavoratori non coperti dagli ammortizzatori: oltre 1 milione e 600 mila, occupati soprattutto nei servizi (in proporzione 160-170 mila in Veneto).

"Nessuno è stato lasciato solo" hanno risposto gli esponenti del governo facendo riferimento agli ammortizzatori sociali in deroga. In Veneto, noi sappiamo, operando quotidianamente nelle difficoltà della crisi, che non è proprio così.

La coperta delle deroghe c'è ed è importante, grazie anche all'efficace e puntuale lavoro di concertazione svolto con la Regione e Parti Sociali. Ma non tutti i colpiti dalla crisi sono oggi tutelati, nemmeno con le "deroghe".
Spesso ad essere "lasciati soli" sono quei lavoratori che più di altri vivono esclusivamente del proprio stipendio: giovani coppie, donne sole, famiglie numerose, lavoratori stranieri. C'è chi ha perso il lavoro prima dell'arrivo delle deroghe, ci sono quelli che sono stati brutalmente scaricati dall'azienda pur avendo la possibilità di beneficiarne, c'è chi infine non ha i requisiti previsti neppure per beneficiarvi.

Ora, più di prima, si sta dimostrando quanto fragile sia il nostro vecchio sistema di welfare nel lavoro dopo anni di flessibilizzazione dei rapporti di lavoro, di frammentazione del sistema produttivo, messo alle corde dopo pochi mesi di crisi.
La protezione sociale del lavoro è sempre più determinata dal caso (lavorare in una azienda piuttosto che in un'altra, con un contratto piuttosto che con un altro) che da un sistema di regole certe; è più basata sulla sul mantenimento di garanzie stratificate che sull'universalismo e sopravvive più di tutele disomogenee piuttosto che sulla capacità di adattarsi ai mutamenti del mercato del lavoro.
La crisi ha reso questo welfare incomprensibile, inadatto e in parte inefficace, specie quando i suoi limiti non sono più in qualche modo aggiustati dagli "ammortizzatori naturali": la famiglia, il risparmio, l'emigrazione (quella degli italiani all'estero, ma anche del rimpatrio temporaneo degli immigrati che viene invece punito dalle norme di legge).

Al Veneto, alle sue rappresentanze istituzionali e sociali, noi proponiamo di fare ancora più in fretta e di fare anche quello che Governo e Parlamento non fanno: rendere disponibili tutte le risorse che ci sono per più tipologie di lavoratori possibili, mettere in campo altre risorse per gli esclusi e per i scarsamente tutelati (spetta specialmente ai Comuni e alle Province), consolidare la linea ultima di difesa prima della povertà (la linea gialla, da non oltrepassare), fare pressione sulle banche in materia di mutui casa ed anticipazioni per i lavoratori e di accesso al credito per le imprese, operare di concerto e in sussidiarietà con il volontariato.

Ma dalla politica veneta ci aspettiamo anche una comune azione per realizzare una vera riforma degli ammortizzatori sociali a livello regionale che tolga dalla precarietà e dalla incertezza le tutele dei precari, ne cancelli le immotivate ed inaccettabili diversità e ne faccia qualcosa che non sia legato al caso o al fato ma ad un insieme di solide ed adeguate certezze per chi vive, ed intende vivere, del proprio lavoro.
Una riforma che concretizzi l'indicazione del Governatore nell'ambito di quella pratica federalista che già oggi la Costituzione ci concede e che non può essere solo attesa del giorno di poi.

welfare, ammortizzatori sociali, Veneto crisi