Striscia di Gaza: un popolo tra due fuochi

Lunedì, 12 gennaio 2009

Il governo di Israele ha risposto con i bombardamenti e la rioccupazione militare alla strategia terroristica di Hamas, che da mesi, rompendo la tregua in atto, ha ripreso a lanciare missili contro le abitazioni civili delle vicine città e villaggi israeliane.
E' tornata così la guerra in Medio Oriente, e nel modo più brutale. Un milione e mezzo di palestinesi, tanti sono gli abitanti della Striscia di Gaza, sono dal 27 dicembre scorso vittime inermi dell'operazione militare israeliana Piombo Fuso. Ad oggi i morti sono più di 800, moltissimi i civili e, tra questi, i bambini.
La guerra di Gaza, perché tale oramai è, rappresenta l'ennesima dimostrazione del fallimento della politica e delle diplomazia internazionale in questa parte, così importante, del mondo. Prevalgono invece gli estremismi, l'uso della forza, le armi che colpiscono come sempre soprattutto la popolazione civile. Non a caso per Gaza di parla di emergenza umanitaria.
L'Europa può fare molto di più. Lo dimostra la vicenda libanese, molto simile a questa di Gaza, dove la immediata e decisa azione politica europea ha permesso di bloccare il conflitto armato e lo schieramento di una forza di interposizione internazionale, guidata dall'Italia.
La Cisl ha chiesto al governo italiano e all'Unione Europea di impegnarsi ancora e più a fondo per ottenere una tregua e provvedere da subito a fornire aiuti umanitari alla popolazione palestinese di Gaza. A ciò va aggiunta la disposizione di una forza di interposizione, la fine del lancio di razzi ed il ritiro dell'esercito di Israele.
Solo in questo modo può riprendere in processo di pace che porti alla soluzione definitiva con conflitto con la creazione di uno Stato palestinese riconosciuto da Israele e a livello internazionale.
La prossima entrata in carica del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America, paese che ha un ruolo fondamentale nelle vicende mediorientale, dovrebbe rappresentare una ulteriore condizione favorevole alla pacificazione.
Siamo quindi vicini al popolo palestinese, in modo particolare alle famiglie di Gaza, ostaggio del terrorismo di Hamas e vittime delle armi israeliane, così come siamo vicini alle famiglie di Israele vittime dei missili di Hamas, la cui sicurezza è minacciata ogni giorno dal terrorismo.
Su entrambi ricadono i limiti della politica per la pace.

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