Se ripresa c’è

Martedì, 13 ottobre 2009

Il governatore di Bankitalia Draghi, l'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ed il presidente della BCE (la Banca Centrale Europea) concordano nel segnalare una leggera ripresa dell'economia internazionale la cui caduta libera, conferma Trichet, si è arrestata. Ripresa che potrebbe riguardare, e non sono con una toccata e fuga di agosto, anche l'Italia.
La nostra economia può infatti, essendo in primo luogo basata sulle esportazioni, beneficiare del miglioramento della situazione economica dovuto alla Cina e ad altri paesi emergenti.
Anzi, per l'OCSE, paesi come l'Italia, la Francia e la Germania, potrebbero essere più avvantaggiati più di altri, da questa ripresa (il condizionale è d'obbligo).
In questo contesto positivo l'area produttiva veneta, colpita specialmente delle attività di esportazione, sarebbe come un pesce nell'acqua.
Sono dati ed ipotesi che danno coraggio alle imprese perché argomentano con i fatti, e non con il puro ottimismo di facciata, la speranza e le prospettive di uscita dalle secche della crisi.
Tutto ciò non giustifica alcun rilassamento negli interventi di sostegno all'economia e alle imprese. Il nodo del credito rimane irrisolto e non bastano le scomuniche e gli anatemi: alle aziende servono soldi a buon prezzo. La questione va affrontata sia a livello nazionale che regionale (vedi Veneto Sviluppo).
Abbiamo detto, e vale la pena ripeterlo, che la possibile ripresa economica non comporta automaticamente una ripresa dell'occupazione. Questa evenienza non è però da scartare completamente; ad esempio un forte rialzo degli ordinativi per l'estero potrebbe comportare un forte richiamo al lavoro di quei contratti a termine lasciati cadere dalle imprese in questi mesi. Ma è molto più probabile che il risalire la china della crisi avvenga in tempi lunghi, lentamente, con ancora più lenti recuperi sull'occupazione: riduzione della Cig, messa in attività di tutti i cassaintegrati, ripristino del turn over e via di seguito.
Accanto alle aziende che percorrono questo itinerario potremmo trovarcene (ma in questo caso il condizionale è scaramantico) altre che escono di strada, incidentate, per aver sbagliato strada o bruciato il motore. E, tra i loro rottami, posti di lavoro persi e lavoratori disoccupati.
Il rischio è quello che le ruote anteriori della macchina dell'economia, la produzione ed il lavoro, girino a velocità diverse se non addirittura che, nel mentre la prima gira, magari lentamente, l'altra rimane ferma.
I dati sull'occupazione nel Veneto di questi due ultimi mesi, agosto e settembre, continuano infatti a segnare record negativi sulla Cig, sulle liste di mobilità, sui sussidi di disoccupazione.
Urge quindi mettere a punto e dare massima efficienza alle ruote posteriori di questa macchina e, avendo già detto di quella del credito alle aziende (a cui si aggiungono gli investimenti pubblici), insistiamo invece su quella del welfare nel lavoro che comprende la stabilizzazione e l'allargamento degli ammortizzatori sociali, compresi quelli in deroga, e quindi la loro riforma combinata con politiche attive per il lavoro.
Per usare un comune modo di dire: il lavoro, in tutti i casi, non può essere l'ultima ruota del carro.

Veneto crisi, Franca Porto