Politiche sull’immigrazione: cronologia di un fallimento

Mercoledì, 30 marzo 2011

Mettiamo in ordine cronologico le ultime decisioni del governo in materia di immigrazione.
Ad agosto 2009 approva la sanatoria per quelli che a seguito di un'altra, contestatissima, legge, ha fatto diventare colpevoli del reato, penale, di clandestinità. Possono però regolarizzare la loro presenza solo i lavoratori domestici, con il risultato (previsto ed annunciato da tanti, noi compresi) che la metà delle domande riguardano invece muratori, commesse e pizzaioli i cui titolari, amici e parenti si sono trasformati, per cogliere l'opportunità, in datori di lavoro domestico.
A novembre 2010, in piena crisi occupazionale, viene emanato, inaspettatamente, il decreto flussi che mette sul mercato quasi 100 mila permessi di soggiorno e lavoro (effetto: 400 mila domande).
Ma non finisce qui. Qualche mese, a febbraio 2011, dopo altro decreto per la concessione di 65 mila permessi di lavoro stagionale (7.000 per il Veneto) come se non ci fosse nessun disoccupato disponibile a raccogliere frutta o fare il cameriere.
Nel frattempo la primavera araba e le manifestazioni di piazza fanno saltare, uno dopo l'altro i vecchi regimi autoritari e polizieschi. Ai primi di febbraio alcuni ministri preannunciano la possibilità di esodi di massa verso l'Italia. Il conflitto libico acuisce queste previsioni visto che Gheddafi minaccia di non bloccare più il transito dei migranti. In effetti ai primi di marzo riprendono, sempre più numerosi, gli sbarchi a Lampedusa, ma degli oltre 6 mila arrivati la gran parte è composta di giovani che arrivano dalla Tunisia: più di uno per ogni abitante dell'isola. Vi immaginate la stessa situazione in un qualsiasi nostro piccolo Comune?
Che fare? Maroni "distribuire i profughi tra le regioni", alcuni presidenti di regione (Veneto compreso) "sì, ma solo per i profughi", molti sindaci "va bene, ma non a casa mia". E che cosa si fa dei non profughi? dei 6 mila di Lampedusa e dei prossimi che si è previsto arrivino? Nessuna risposta. Tutti d'accordo però nel pretendere che l'Europa faccia la sua parte. Nessuno però si azzarda a richiedere l'applicazione delle nuove norme anticlandestini: si bloccherebbe completamente l'attività di polizia e magistratura di Agrigento. Meglio un bel "fora da i bal".
Cosa se ne ricava da questa concatenazione di fatti?
In primo luogo che le politiche sull'immigrazione, quelle proclamate come quelle praticate, hanno fallito. La vandea di leggi, norme, procedure non hanno portato a nulla di buono, al contrario. Come denunciano da tempo i sindacati di polizia e la magistratura fanno sono sprecare tempo e risorse. Peggio ancora le visioni politiche che le hanno sostenute se hanno reso dal punto di vista elettorale si stanno rivelando boomerang quando si tratta di affrontare concretamente i problemi.
Siamo nel caos più assoluto ed è ora di tirare fuori la testa da sotto la sabbia, che sia quella del deserto libico o dei litorali italiani. Chi governa, a qualsiasi livello, ha il dovere di farlo.

immigrati, Franca Porto