Mandiamo in bianco le dimissioni in bianco

Sabato, 25 febbraio 2012

Il 17 ottobre del 2007 entrava in vigore una legge, la n° 188 “Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie”.  Dava finalmente una risposta efficace (e a costo zero) ad un fenomeno di inciviltà: quello delle dimissioni in bianco (senza data) obbligate.

Una pratica che ancora oggi molti imprenditori, anche in Veneto, utilizzano al lato dell’assunzione per avere a disposizione, in qualsiasi momento ed in barba ad ogni norma di legge o di contratto, la possibilità di licenziare il dipendente. La lettera viene imposta, in cambio della assunzione, soprattutto alle giovani donne, italiane e straniere, come deterrente nei confronti di una possibile maternità: se resti incinta perdi il lavoro. I datori di lavoro che più ne fanno uso sono i titolari di piccole e piccolissime aziende: imprenditori veramente piccoli.

La 188 andava a contrastare seriamente questa prassi che mescola illegalità, discriminazione e ricatto. Aggiungiamoci anche che, risultando queste dimissioni come volontarie, il lavoratore non può nemmeno beneficiare di un qualsiasi indennità sostitutiva della retribuzione.

Ecco perché la 188 era una legge di civiltà.

Era. Perché dopo qualche mese, il 25 giugno del 2008, con il cambio di governo, la legge venne abrogata  con un decreto (il 112, art. 39, comma 10°, lettera 1) senza peraltro che venisse proposto qualcosa in alternativa.

Il tema merita più una riflessione. Dimostra come alcune tutele sul lavoro, sulla maternità, sulle lavoratrici, nonostante la consistenza delle norme, vengono spesso aggirate. Dimostra quanto ci sia ancora da fare per conciliare due fondamentali delle società che guardano al futuro: il lavoro delle donne ed il procreare.

Dimostra però che le donne italiane sanno guardare in faccia alla realtà con quella concretezza di cui ci sarebbe tanto bisogno e che invece spesso manca. La 188 nacque sulla spinta trasversale di donne impegnate nella società come nella politica, donne che poi si opposero alla sua abrogazione. Ora, sempre le donne, ne chiedono il ripristino. Lo chiedono al ministro Fornero e al Presidente Monti, lo chiedono al Parlamento, forti anche del sostegno sottoscritto e firmato da migliaia di donne impegnate nel sindacato, nel giornalismo, nella cultura, nelle professioni e anche nella politica. Molte sono le venete.

Mandare in bianco le dimissioni in bianco.

Sarà questo un vero banco di prova per misurare la vera volontà politica di contrastare la precarietà malata, di dare tutele reali a chi lavora, di favorire il lavoro delle donne e di sostenere il diritto alla maternità e, infine,  di far crescere e maturare gli imprenditori piccoli (o comunque di limitarne i danni). Il tutto a costo zero.

 

Franca Porto

Segretaria Cisl Veneto