Lezioni milanesi sulla democrazia partecipata

Martedì, 05 maggio 2015

Milano ci ha dato nei giorni scorsi delle grandi lezioni sulla democrazia partecipata.
Il 1° maggio un corteo di NO EXPO ha contestato l’inaugurazione della Esposizione Universale di Milano. Per i promotori dell’omonimo Comitato il No all’Expo è sia assoluto “nell’era del web 3.0 gli Expo sono residuati di un’epoca finita, che si risolvono in un flop economico- partecipativo” che specifico “il tema è fasullo”. A sostegno di queste e altre motivazioni sono state realizzate diverse iniziative localizzate a Milano fino alla manifestazione che tutti conosciamo.
Da un parte quindi una città che ha partecipato alla preparazione dell’evento (pensiamo solo alle migliaia di volontari impegnati nella sua gestione), dall’altra chi ha partecipato alla sua contestazione globale: così è, giustamente, in democrazia. La partecipazione alle diverse ed opposte idee su Expo 2015 ha poi contribuito a migliorarne la qualità.
E’ questa la prima lezione milanese sulla democrazia partecipata.
I cosiddetti black bloc hanno però colto l’occasione del corteo dei No Expo per mettere a ferro e fuoco una parte della città e distruggere tutto ciò che capitava sotto le loro mani armate.
Anche in questo caso Milano ci ha dato una lezione sulla democrazia: c’è chi usa gli spazi di libertà che essa tutela per sfregiarla, per combatterla. E’ la partecipazione che ha come obiettivo da colpire, con la violenza e l’intimidazione, la partecipazione degli altri. I responsabili, se individuati, ne pagheranno le conseguenze penali delle devastazioni prodotte lungo le strade percorse.
Ma la lezione principale che Milano ci ha dato sulla partecipazione democratica è stata quella tenuta sulle stesse strade da quelle migliaia di milanesi che sono scesi in strada per ripulire la loro città e
per riprenderne possesso. Siamo rimasti impressionati dalla loro determinazione, serietà e pacatezza.
Non è stata una passerella di parole cariche di risentimento, rancore e minacce di ritorsione. Tra questi cittadini una non giovane signora che aveva invitato la polizia a sparare sui violenti mascherati che stavano dando fuoco alle auto sotto casa sua e che si è scusata per quell’eccesso verbale (comprensibile in quei momenti), un giovane che aveva partecipato (pacificamente) al corteo e che voleva rimediare ai danni non da lui provocati, il pasticcere a cui erano state distrutte le vetrine e alcuni proprietari delle auto bruciate con le molotov.
Hanno dimostrato una forza incredibile usando la partecipazione (quella dei fatti) per ridare dignità alla loro città e quindi alla loro vita collettiva quotidiana.
L’Expo di Milano sarà ricordata per molte cose, per le meraviglie dei padiglioni, per il tema sul quale è stata realizzata (nutrire il pianeta) così ben delineato nel suo significato più profondo da Papa Francesco, per le capacità dimostrate dagli italiani di buona volontà come ha giustamente sottolineato il premier Renzi. Lo sarà sicuramente anche per la partecipazione di visitatori di tutto il mondo.
Ma ci rimarrà in mente anche per le sue magistrali lezioni di democrazia e delle diverse declinazioni della libera partecipazione di cui è il nutriente ma anche il frutto migliore.
Una dote che possiamo ora, più di prima, esporre con orgoglio, ovunque.
(Anche questo ci serve per ripartire)