Le responsabilità del neo luddismo che colpisce i lavoratori

Giovedì, 23 giugno 2011

Non ci siamo mai abituati all'idea che gli agenti delle forze dell'ordine siano capro espiatorio delle contestazioni nei confronti della politica, del governo o dello Stato. Ne tantomeno che contro questi lavoratori vengano preordinate aggressioni violente, minacce ed insulti quando fanno il loro lavoro. (riteniamo peraltro gravissimo che vengano comandati loro ad aggredire cittadini o altri lavoratori che pacificamente manifestano).
Non ci sono piaciute le immagini che arrivavano dalla Campania con le violenze contro gli autisti dei compattatori a cui si voleva impedire di scaricare le immondizie.
Abbiamo portato, il 30 maggio scorso, centinaia di lavoratori a manifestare in Val di Susa contro le aggressioni (lanci di pietre) e le intimidazioni contro i lavoratori edili e dell'autostrada impegnati ad organizzare i cantieri per la TAV.
Restiamo però allibiti di fronte al silenzio di molti amministratori e rappresentanti della politica nazionale e locale di fronte alle aggressioni e le intimidazioni di queste ultime settimane contro i lavoratori di Equitalia.
Con questi ultimi episodi abbiamo forse (speriamo) raggiunto l'apice di una nuova forma di luddismo che imperversa per il quale oggetto della violenza distruttiva non sono le macchine ma i lavoratori, dipendenti.
Da dove nasce questo neo luddismo? Questo prendersela con i meri esecutori (vincolati) di disposizioni? L'esasperazione, la premeditazione, l'indifferenza ed il mancato rispetto verso gli altri, non sono sufficienti spiegazioni. Fino a qualche anno fa si usavano strumenti come ad esempio la resistenza passiva e non mancava chi, stanco di stare in fila, se la prendeva a male parole con il malcapitato impiegato dello sportello. Poi si è passati agli insulti degli automobilisti verso i lavoratori impegnati nei lavori stradali.
Il (sacrosanto) diritto del cittadino a non subire angherie negli uffici pubblici si è trasformato in un via libera all'aggressività quando è diventato programma politico di governo "la lotta ai fannulloni" senza che nulla venisse messo in atto per far funzionare la macchina burocratica, anzi, togliendole risorse. Emblematica a questo proposito la vicenda della giustizia. E via di seguito. Compresa la giustificazione dell'evasione fiscale da parte di chi invece dovrebbe combatterla con riforme che rendano più equa e meno pesante l'imposizione fiscale ma anche con la repressione.
Ma le aggressioni ai lavoratori di Equitalia ci dicono molto più. Questa azienda, di proprietà del Ministero dell'Economia e della Finanza (tramite l'Agenzie delle Entrate), è infatti l'emblema della riscossa dello Stato nella riscossione dei tributi, compresi quelli dovuti ma non pagati e quindi di quella fascia di evasione fiscale che faceva conto sulla sua tradizionale inefficienza organizzativa ed inefficacia nel recupero del dovuto. I dipendenti della Spa, provenienti dal sistema bancario di cui hanno mantenuto il riferimento contrattuale, hanno dato prova di professionalità e di impegno in un lavoro che non è tra i più facili.
Ma la debolezza della politica, intesa come capacità di governare, ha abbandonato l'azienda nella tempesta delle contestazioni esponendone i lavoratori al vituperio, quasi fossero untori. Ma, peggio ancora, dopo essersi fatta vanto per i brillanti risultati conseguiti, si è fatta essa stessa portavoce delle polemiche e delle accuse.
Così però non si va da nessuna parte se non nella terra dell'irresponsabilità e della ragione del più forte.